Una volpe alla ricerca...

tra mucche e marmotte

La volpe trotterella per qualche metro fino a un piccolo dosso che sporge dal prato, e si siede. Con fare distratto gira la punta del naso a sinistra e a destra lasciando che gli odori familiari della campagna le entrino nelle narici portandole tracce di conigli in calore a ore quattro, un gruppo di vacche a ore undici, una pozza d'acqua dritta davanti a lei a forse un chilometro, e il suo stesso odore a ore sei che traccia una linea immaginaria lunga molte leghe perdendosi nel passato.

Concentrandosi abbastanza riesce a ricostruire nella memoria tutte le sfumature di odore che ha acquisito notte dopo giorno, pezzetti del mondo che ha attraversato, piccoli cerotti che compongono la mummia complessiva della sua personalità molto volpescamente proiettata nella dimensione olfattiva prima che visiva. L'odore dell'erba ormai lontana, l'odore pungente della terra rossa ai confini della montagna, l'odore della pioggia sulle rocce calcaree, poi l'odore intenso dei pascoli di mucche, l'aroma delle notti a duemila metri, il profumo dei fiori di giugno.

Una volpe alla ricerca del senso della vita non ha un compito semplice, perchè gli unici veri filosofi tra gli animali sono le paciose e ruminanti mucche che pascolano d'estate in alta quota e per un animaletto rosso abituato a barcamenarsi nelle campagne coltivate rocce e precipizi sono impervi come l'asfalto delle città, fatica rischio e freddo sono in agguato in ogni momento senza parlare della neve che può sempre cadere improvvisa mentre le montagne imbiancano trasformando i prati in distese gelate dove una bestiola alta un tappo sprofonda fino al naso trasformandosi gioco forza in canguro e invidiando, prima e unica volta, le lepri che la sberleffano navigando sulla neve con le zampe larghe come racchette. Per fortuna però la neve ancora non ha iniziato a cadere anche se le giornate so sono accorciate già di molto nel loro peregrino passaggio inevitabile dall'estate all'autunno anticipato d'ufficio di qualche settimana rispetto alla pianura.

Le differenze tra le città delle marmotte e le comuni delle mucche non si fermano alla stazza dei due diversi animali, le marmotte seguono un approccio alla vita molto pragmatico e sostanziale come animali che in tre mesi devono ingrassare abbastanza da poter dormire, beate, per i restanti nove sotto la neve e che sanno di aver poco tempo da perdere dovendo sopperire da sole alla natura ostile e al fastidio degli alpinisti che rompono le scatole su per i pendii proprio quando le migliori piante sono mature. Le mucche invece affrontano la vita in modo radicalmente differente perchè non hanno la preoccupazione di trovare il cibo: d'estate vengono portate nei migliori ristoranti delle vallate alpine e al massimo si lamentano per tutto il cibo conservato che devono sorbirsi il resto dell'inverno, così come tutte le popolazioni i cui bisogni elementari sono soddisfatti senza fatica iniziano a porsi le Domande Esistenziali del tipo: dove andiamo? Dove finisce tutto il nostro latte? Perchè il pastore ci segue sempre? Chi paga i cani che ci scortano su e giù per la valle? Inoltre, a differenza di molte specie più tecnologicamnte avanzate come l'uomo la mucca ha un sacco di tempo a disposizione mentre rigurgita il pranzo per cui ha sviluppato un pensiero molto evoluto, oltre a dar vita ai migliori astronomi del mondo grazie alle lunghe notti passate sotto le stelle. C'è chi sostiene che sia la costanza stessa del movimento mandibolare bovino a facilitare il ragionamento rigorosamente logico, la ricerca del sillogismo e l'eplorazione sistematica di tutti gli angoli più reconditi di un regionamento.

La volpe ha passato l'estate presso diverse comunità di mucche, ha assistito silenziosa alle discussioni lunghe intere notti sul perchè la luna abbia lo stesso colore del latte fresco, ha seguito con interesse i dibattiti sulla natura di Dio e sul motivo per cui Egli abbia fatto la mucca a sua immagine e somiglianza, ha ascoltato le loro preghiere per l'anima delle anziane scomparse della comunità, ha perfino provato a muggire se pur con scarsissimi risultati, perchè il muggito è l'unica vera strada di redenzione dalla propria condizione terrena.

Poi, un bel giorno, la comunità bovina ha preso la strada della valle nella sua annuale migrazione verso il basso ed è sparita mentre la volpe veniva tenuta lontana dalle guardie canine abbaiose che scortavano le mucche attraverso i territori ostili, e lei, la volpe, si è trovata di nuovo sola e poco a poco le è tornato il tarlo, il tormento interiore che l'ha spinta a cercare su per le montagne, la Risposta.

Si è dapprima recata presso i camosci nomadi, ma è stata scacciata in malo modo con le corna, quindi ha vagato per giorni sui passi più alti cercando di avvicinarsi alle stelle e alle costellazioni imparate delle mucche: lo Zoccolo maggiore, lo Zoccolo minore, la Zecca, la via Lattea, la stella Cornuta. E' fuggita sempre più lontano cercando di lasciarsi dietro la solitudine e la paura, inutilmente perchè non si può correre via da se stessi.

Un giorno, stanca affamata e infreddolita si è imbattuta in una città scavata sotto terra, in un efficente brulicare di peli e zampe: accolta da un breve fischio annunciatore e subito circondata da incuriosite grasse marmotte ha ricevuto, fatta la sua Domanda, soltanto scrollate di spalle e una generica indicazione per raggiungere il locale ostello dove trovare un pasto fresco e un letto sotto terra battuta per la notte.

Qui, nella città semplice e schietta delle marmotte impegnate tra il duro lavoro e la semplicità dei mezzi a disposizione la volpe ha ritrovato poco alla volta l'equilibrio e la serenità di fare la pace con se stessa. Le marmotte non parlano, comunicano a gesti con la coda, e nella loro calvinistica concezione della vita non c'è posto che per il lavoro e gli affetti cari così la volpe si è fatta adottare da una famiglia che ha perso da poco un cucciolo per colpa di un grosso cagnone nero lasciato libero senza guinzaglio, ma ormai è tempo di letargo nella città e alla volpe non resta che ringraziare tutti e incamminarsi per tornare nella sua campagna.

Mentre, seduta sul dosso, continua ad abbracciare con il naso la campagna che è casa per lei, la volpe sa di non aver trovato una Risposta ma di essere maturata superando la necessità della Domanda, riformulandola in un modo nuovo indipendente dal pensiero degli altri, scoprendo di avere la risposta nel proprio cuore.