Appunti Pisani

Il sole Da Michele

E' bello quando esci di casa e trovi una giornata dal cielo blu con l'aria frizzante ma non gelida, ultimamente in queste piovose terre dell'italia di mezzo smarrito tra un nord pretenzioso un sud sconosciuto la pioggia mi era diventata quasi familiare come un vecchio amico di quelli con cui esci la sera prima di cena per un aperitivo o in cui confidi ogni giorno.

Con oggi spero, meschinamente, di aver sepolto il vecchio amico come i vecchietti al bar che passano il tempo parlando dei propri acciacchi e augurandosi a vicenda di portare i fiori al funerale dell'altro. Con oggi il sole ci ha baciato accecandoci sul cavalcavia per l'aeroporto, ci ha salutato facendo capolino dalla finestra dell'ufficio e sbeffeggiandoci quando eravamo in hangar rimanendo sempre dall'altro lato dell'edificio ora alla mattina ora al pomeriggio.

Questa sera, per la prima volta da tanto tempo, ci saranno addirittura le stelle in cielo e passeggiando per quegli stretti vicoli che formano la Pisa vicino all'Arno tra vecchie case e alberi improbabili si potranno scorgere rettangoli di stelle o perlomeno squarci di luna, stracciata da una finestra angolata opportunamente.

Tra poco riuniremo gli allegri enigmisti e ci dedicheremo al quesito della serata mentre aspettiamo che Michele ci serva.

Merita spendere qualche parola sulla trattoria "Da Michele" che, derisa e scartata da quasi tutti i pisani che conosciamo per svariate e multiformi ragioni che spaziano dalla qualità del cibo all'ambiente stesso, si rivela al commensale come un posto fortemente simbolico e, direi, quasi catartico.

Entrare da Michele sembra di entrare in una trattoria casereccia d'altri tempi con il padrone ovale che abbraccia il registratore di cassa di fronte alla porta e nella sala tavolini con le gambe spesse e i figli che mangiano una minestra davanti alla TV, ma l'apparenza inganna. Non si tratta infatti di un ristorante ma di una filosofia di vita, di una metafora dell'esistenza, un approccio all'essere.

Il padrone è sempre silenzioso, come se osservasse il mondo scorrere davanti a lui impassibile perno dell'esistere qui e oggi, passa il suo tempo dietro il bancone a osservare i suoi due figli e la porta del locale. L'unico cameriere, magro come un chiodo e viso asciutto come un deserto, si destreggia con le portate tra gli scalini del locale con una bravura indicibe soprattutto per una persona dall'aspetto così precario. Ma ancora più improbabile è il suo atteggiamento, come se il commensale fosse una scocciatura da servire con estrema professionalità e altrettanta freddezza. Cubetto di ghiaccio non basterebbe come soprannome, occorrerebbe aggiungere "secco" o passare direttamente all'azoto. La silenziosità di Cubetto fa buona coppia con il padrone, entrambi si compongono in una unità intorno a cui è il mondo a doversi fermare, e passare oltre.

Non so come un locale simile possa sopravvivere, certo va oltre ogni logica di mnercato, è sempre mezzo vuoto e le poche, rare, volte che abbiamo visto i suoi tavoli tutti pieni c'è stato sommo scompiglio e grande fastidio tra il personale, con evidenti manovre per scoraggiare gli avventori dal tornare a importunarli in futuro.

Trattoria "Da Michele", Pisa. Non si mangia male come dicono, il servizio non è dei più veloci, mancano le cameriere carine. Ma in cambio ne uscirete con una visione della vita nuova, forse un po' depressa, ma se vi capita di trovarci anche l'allegro club enigmistico avrete di che giustificare il cibo.