Scopriminiera

visita in mieniera

Il buio, che ci avvolge giusto un passo oltre il fascio della torcia, è una sostanza solida e tangibile, una dimensione extra-umana che si può quasi toccare, effimera, alla distanza di un braccio ma sempre fuori dalla portata della mano. L'oscurità, con le torce tutte spente, ci avvolge come un guanto nascondendoci a un millimetro dal naso l'uno dagli altri, mentre ai bordi degli occhi luminescenze e lampi di luce ingannano sensorialmente il cervello. Il buio, assoluto, ci ricorda di essere nel grembo della terra.

L'odore dell'aria ora umido, ora di qualcosa indefinitamente in sospensione, permea le narici, gocciola giù dalla roccia sulle spalle, sulla schiena e nel collo. L'aria non è stantia, la ventilazione costantemente accesa pompa aria fresca aspirandola da un fianco della montagna e buttandola sull'altro, avvolgendoci in un impercettibile flusso che porta via i rumori.

Il suono dei passi, mescolato al saltuario rombo di una pompa che alimenta una riserva d'acqua, coperto dal gocciolio irregolare dell'umidità che cola attraverso la roccia fino ai nostri piedi e ancora più in basso, verso il centro della terra, attraverso innumerevoli strati di roccia, il vocio delle altre persone, l'illusione di sentire ancora intorno colpi di tosse e rumore di attrezzi, magari lo sferragliare del treno sui binarietti contro cui i piedi, calzati negli scarponi, sbattono continuamente.

Il tunnel, serpente buio e silenziosamente ripieno di suoni precisi, netti, avvolgenti, trapassa da fianco a fianco la montagna. Poco più di due chilometri di budello scavato, al ritmo di un metro al giorno, tra gnaiss, micascisti e marmo alla ricerca del talco, al prezzo del sudore e della vita di tanti poveretti costretti dalle condizioni e dalla necessità a vivere per turni di dieci ore sotto terra e morire presto, se non d'incidenti, di soffocamento per silicosi.

La miniera, una realtà da vivere gomito a gomito con il compagno di cantiere, tra le polveri micidiali di talco nell'oscurità avvolgente, nel sudore e nella fatica di sostenre gli strumenti ad aria compressa. Le storie dei minatori, narrate dalla guida, brevi stralci che ti lasciano a bocca aperta soprattutto qui, nel buio, dentro la roccia circondato dalla montagna su ogni lato, sopra e sotto. Quando spegniamo le torce immaginiamo cosa vuol dire cercare l'uscita al buio, a tentoni, immaginiamo le esplosioni, le micce che bruciavano troppo presto, i crolli accidentali.

Le immagini che questo luogo, questi racconti e questa oscurità generano sono di fatica, di pericolo costante e ormai indifferente, di duro lavoro veramente guadagnato, fin troppo spesso, con la vita, fino a solo meno di venti anni fa e, oggi, di nuovo, tra lavoratori temporanei e atipici, in condizioni peggiori dei loro stessi padri magari appena andati in pensione.

Perchè se oggi le grandi multinazionali minerarie si fregiano di usare le più avanzate innovazioni nel campo della sicurezza, è pur vero che la maggior parte dei lavoratori oggi sotto terra sono lavoratori atipici, collaborazioni, cooperative e peggio, in condizioni pari, se non inferiori, a quelle di un minatore di cinquanta anni fa, spesso anche privi di mezzi di protezione elementari.