Il trapassato in montagna

Ponte ad Ala

In una prefestiva giornata di una troppo estiva primavera ci recammo, lei ed io, sulla coraggiosa e piccola formichina Fiat Seicento, ah che colpo dopo gli elefanti americani, arrampicandoci tra seconda e terza per le curve strette e contorte della strada alpina che collega la palude padana con l’alpino e ameno Pian Della Mussa, ad Ala, in quel dell’omonima valle di Lanzo,

Raggiunta, orgogliosi e ammaliati dalla casa in pietra e legno, la meta, ci dedicammo, lei ed io, a riguadagnare le energie spese nel lungo viaggio dalla Città alla Montagna con una saporita e profonda nottata, in previsione il giorno successivo di indossare scarponi ai piedi e caricarci zaini sulle spalle diretti, di buona lena, verso colli e monti, attraverso boschi e alpeggi, sperando vivamente in un sole e in una temperatura che confermi, esalti e goda di un’estate molto primaverile, ma anzi che dire, una primavera molto estiva.

Risvegliati, il mattino successivo da raggi di sole immersi in un cieli blu, ci mettemmo in cammino, lei ed io, non senza una generosa colazione rinforzante per caricarci di tutta l’energia necessaria alla lunga e intensa giornata, per risalire il fianco della montagna dai mille metri del fondovalle su per boschi, sentieri e alpeggi fino al colle d’Attia, elevazione 2110 metri.

A voler essere del tutto onesti, merito anche dell’estiva primavera, provammo pure, lei ed io, a raggiungere la vicina cima alla quota di 2470 metri, ma desistemmo, vinti dalla china ripida, le rocce a picco e il sentiero smarrito tra ometti in pietra troppi radi e tracce troppo confuse, e ritornammo sui nostri ripidi passi fino al colletto, merenda, e relax.

Non paghi, ancora, lei ed io, ci rimettemmo a salir e scendere per boschi, prati e declivi tra improvvisi incontri con timorosi caprioli e uccelli in rotta di collisioni, perdemmo e ritrovammo la retta via tante e tante volte, ma mai la speranza ne la direzione corretta.

Raggiungemmo infine, non paghi ma certo provati, nuovamente casa e doccia, ciabatte, meritato sollazzo per piedi stanchi e robusta pastasciutta con minestrone destinati a pance vuote.