Il picchenicche domenicale

Inventato ma non troppo

Ecco, una di quelle domeniche di estate inoltrata, una di quelle giornate sonnolente e calde in cui l'afa della Grande Pianura scaccia le famigliole infastidite verso speranze di rinfresco, desideri di refrigerio che si infrangono sulle rive ombrose di qualche torrente alpino gorgeggiante di spuma e involucri di plastica lasciati a decomporre dalla domenica precedente.

Così, la mattina all'alba delle undici, certo non a causa di trafelati parroci alle prese con vani tentativi per ripopolare la messa delle 9, un serpentone di giardinette o di più moderne station-wagon, o di fiammanti nuove multi-wagon, o di oscene bitorzolute ranocchie bi-power, arranca scodinzolando su per la valle alpina riempiendo la fresca e tranquilla arietta di montagna, ancora cristallina rispetto allo smog e all'afa della piana, di esalazioni derivate da petrolio e affini, bestemmie verso un ipotetico guidatore incapace in cima alla fila (invero inesistente poichè la fila è tale di per se), frignanti bambini e vomitini causa curve.

Il paradiso, l'idillio desiderato e così faticosamente cercato appare ai naufraghi della città nella misura proporzionata al coraggio di ciascun guscio di noce in balia delle paciose curve alpine: solo i più coraggiosi potranno trovare l'energia di tenere a bada bambinetti scalcitanti e mogli stufe, e arrancare fino alle ultime curve e ai celesti pascoli azzurri in cima ai tornanti. Gli altri, la massa di quelli che si saranno alzati troppo tardi, le cui mogli non avranno preparato tutto la sera prima o più drammaticamente il cui figlioletto ha scordato il pallone ricordandosene solo, ahimé, poco prima del casello autostradale, saranno costretti dall'incipire dell'orario inderogabilmente pranzereccio della mezza, dalle lamentele impietose dei pargoli nel sedile posteriore, dal mutismo ma-chi-ce-lo-ha-fatto-fare della moglie-

Costoro, troveranno un angolo di paradiso sognatoh, nel senso di "sogna, toh!", alla prima curva vista fiume della statale. Li concederanno riposo alla paziente vettura messa in moto quasi solo per l'occasione e spalancheranno il portellone posteriore per allestire la necessaria tavole imbandita atta a ingurgitare lasagne e cannelloni, irrinunciabili, sul bordo strada ma con la coda dell'occhio al torrente, venti metri più in basso, oltre il parapetto in cemento, sbrecciato, e acciaio contorto.

Ma tralasciamo ora questi poveretti, lasciamoli alla loro musica fatta di automobili che scalano marcia a pochi metri nel faticoso impeto di raggiungere i pascoli più alti, lasciamoli al delizioso mix di aria alpina e puro sgas di scarico mix impareggiabile anche nella miglioe delle città della vasta pianura sottostante. Poco sopra, poche curve oltre, troviamo una musica più consona, un'aria più sincera, un'atmosfera quasi idilliaca tra bambini che scorrazzano sul prato calpestando provviste e tovaglie altrui, nonni che si riposano all'ombra degli alberi controllando il pace-maker, e genitori che imprecano vicino a un barbecue che non vuole saperne di prendere.

Spanciati padri di famiglia alle prese con carbonelle evidentemente fallate, o gloriosi vincitori che dall'alto dei loro baffi sogghignano puntando un forchettone verso il vicino incapace mentre sulla loro graticola sfrigolano salcicce e bistecche, rubiconde madri di famiglia intente a non far volare via i tovaglioli di carta con un occhio e l'altro appeso dietro qualche bimbetto a cui è staot vietato di avvicnarsi troppo al pericolosissimo ruscello poco distante.

Scamiciati nonni, nonne in nero, tutti affondati in morbide sediole pieghevoli da campeggio, intenti a sparlare del nuovo acciacco di qualche conoscente forse già morto o severamente inpegnati a criticare i giovinastri che con la palla, prima o poi, cetamente si mettranno nei guai. Glielo avevano detto loro!

La domenica, buon per lei, pigramente trasforma mezzogiorni in pomeriggi. In verità, come qualsiasi altro giorno, ma in maniera sorprendentemente lenta. Il sole arranca lungo il suo arco estivo, e qualche bambino è cascato in acqua con ben poche conseguenze se non una sgridata da parte di qualche mamma più apprensiva. Non necessariamente la sua.

Tutto potrebbe finire così, immobile come un quadro avvolto da sulfamigi di salcicce e braciole, colorato da tovaglie pezzate e canottiere bianche, arricchito da russanti ronzii e sottofondi d'autoradio parcheggiata un po' troppo lontano, se a un certo punto le famiglie non si dovessero ricomporre, raccolti piatti di carta e ingozzate gli ultimi hamburger, nell'auto presto nuovamente incolonnata verso la cara, vecchia, e già sognata televisione satellitare per aggiornarsi sull'esito delle partite e tornare a maledire un nuovo lunedi.