Lo "sci"

sport buffo e misterioso

Immaginate l'inverno. Aspettate, non correte troppo, non serve immaginare un invero serio, uno di quelli con i ghiaccioli sulla barba e le sopracciglia increspate di brina. E' sufficente che immaginiate un inverno di quelli che ci passano oggi, un fresco intermezzo tra un autunno longevo e una primavera precoce, dove basta che ci spargiate sopra anche un poco di neve anticipata condendo infine il tutto con qualche grado sotto zero per ottenere già quello che passa per un buon risultato.

Ci siete, allora? Avete in mente una corona di montagne spolverate di bianco sotto un cielo azzurro terso nella fredda aria di una mattinata dicembrina? Perfetto, allora aggiungiamoci uno strato di nuvole grigie sui 2000/2500 metri, una leggera aria di neve di quella che non esagera mai al punto di nevicare sul serio ma basta per rendere uniforme il cielo, la montagna e l'aria fino al punto di non distinguere più l'una dall'altra. Un freddo discreto, diciamo qualche grado sotto lo zero, e una leggera brezza.

Ora inquadrate più da vicino le montagne, concentratevi bene su un particolare punto, sui 1800 metri, trovate il confine e superatelo. Di poco, non andate troppo oltre, fermatevi prima di ricominciare a scendere dall'altra parte! Proprio li, fermatevi un attimo e osservate. Intorno a voi, chalet e casette, automobili parcheggiate con la neve sul tetto, e gente che cammina con strani passi rigidi e delle assi dalla forma curiosa appoggiate alle spalle. La maggior parte avrà sulle spalle due assi piccolette, qualcuno una tavola più grossa, tutti però prima o poi se le metteranno ai piedi per scivolare fino alle macchine, dopo esseresi arrampicati su per prati bianchi.

Quello che state osservando si chiama "sci" ed è un nuovo sport che da queste parti tende a congelare gli animi principalmente nel periodo invernale. Pare, infatti, che a un sacco di persone piacca scegliere proprio le giornate più fredde dell'anno per imbacuccarsi come moderni babbi natale (senza la livrea cocacola) con chiare tendenze da omino-michlen e lanciarsi giù per pendii resi viscidi e scivolosi dalla neve, e pure dal ghiaccio alle volte. Per assecondare questo, invero poco naturale, desiderio di massa, l'essere umano si è messo a erigere pilastri e tessere, fili su cui appendere i panni dei cosiddetti "sci-atori" con tutto lo sci-atore ancora dentro non tanto ad asciugare quanto a congelare, per portarli verso l'alto, per costringerli a scambiare energia cinetica per energia potenziale.

Ora, non mi preme troppo che voi vi soffermiate su considerazioni tanto lapalissiane quanto evidenti, del tipo: "ma perchè non fare tal sport quando fa caldo, invece che freddo?". Piuttosto, vorrei attirare la vostra attenzione sull'abbigliamento e sull'attrezzatura che l'essere umano adotta mentre pratica lo sport dello "sci": addosso il condensato della migliore tecnologia degli ultimi cent'anni, con gusci esterni in gore-sex o trans-tek, leggerissimi e trasudanti, con imbottiture calde e morbide fatte di bottigliette di plastica e, infine, sotto tutto con tecnicissimi intimi di quelli che resti asciutto peggio dei Pampers. Ai piedi, niente di meno, due stecchetti di gelato cresciutelli per mangiarsi coppe grosse come vallate, oppure un solo largo padellazzo per piantare sederate e nasate sognando le onde del pacifico e il caldo surfando giù per i pendii alpini al gelo.

Beh, non stupitevi più ora che vi ho resi edotti su questa strana abitudine delle popolazioni nordiche: lo sci. Il vostro scrivente può garantirvi che si sopravvive (invero!) e, ma qui con le labbra vicine e un dito verticale davanti sussurrando, passata la paura ci si dovrebbe pure divertire.

(appena passa, la paura, vi do pure la conferma!)