Code e mosche

Era una giornata di sole, di quelle che un po' ti piove sulla testa, dopo, ma prima cerca di farti abbronzare almeno per salvare le apparenze. Una di quelle giornate in cui salire tutti in macchina per sfuggire dallo scolapasta della Grande Città e dirigersi verso festive mete escursionistiche quali montagna, mare o tavolino da picche-nicche colocato con automobile sul bordo di qualche trafficata statale alpina.

Quattro i baldi giovani della nostra avventura: lei, la stambecca, la bella che segna il passo trascinandosi gli altri veloce su per le salite più ripide, avanti fino alla neve, abbronzata, sportiva e felice.

Nucalecchi, il balcone fuori come un matto, pronto a tirare su il morale di chiunque (tranne il suo) e al tempo stesso riuscire a parlare senza sosta nel mezzo delle salite più dure in perfetta controfase rispetto alla normale relazione fiatone-fatica, per cui meno fiato ha, più parla, infaticabile, inarrestabile, oggi inusualmente impeccabile (quasi) anche sulla puntualità, e finalmente un po' più disincantato dall'amore impossibile. Il tenentino, ino certo nè per statura morale nè per volontà, ma semplicemente per dati di fatto anagrafici, con gli anfibi e la mantella da Clint Eastwood in un film di Sergio Leone con musiche di Ennio Morricone, troppo impegnato a star dietro in qualche modo alla stambecca per preoccuparsi della procace sudamericana che gli da la caccia a casa mettendo a rischio il suo onore siculo e la sua integrità di promesse.

Infine è anche lui, cioè me, con le noccioline e l'uvetta nello zaino, faticando dietro la stambacca alternandomi nel compito di seguirla da vicino con Nucalecchi ma sempre pronto a tirare fuori la maglia pesante quando il sole sparisce e la temperatura scende, infatti questa stambecca è imparentata con le lucertole che amano il sole caldo e rifuggono il freddo.

Come razzi in ascesa verso il cielo, coadiuvati da una coppia di walkie-talkie per mantenere il contatto tra la testa e la coda, i quattro superano gli altri escursionisti come fossero bibliche statue di sale sulla via della salvezza, lottano ferocemente con mosche aggressive e accarezzano impavidi (col pensiero) bianche mucche placide solo nell'apparenza. Raggiungono l'oasi del rifugio e la disprezzano, incuranti di crampi e dolori, ciascuno mettendo in gioco la forza di volontà, la pazienza, la chiacchiera e il desiderio di arrivare in cima raggiungendo così la mansarda del mondo, a metri 2815, sul colle di Vallanta con la Francia ai propri piedi e l'Italia dietro le spalle, sotto l'imponente massa del Viso, circondati da grandi chiazze di neve, residuo di un inverno postumo e timido.

Una roccia per sedile, le ginocchia come tavolino, la neve come vicino e qualche coraggioso alpinista come passante poco lontano, è tempo di ingolfare panini, sbafare cracker e spazzolare provviste godendosi un poco di meritato riposo ciascuno nel modo più consono: Luca in piedi, il più visibile possibile, sulla roccia più alta a sbracciarsi e saltellare, il tenente raccolto dietro la protezione di una roccia nel posto più basso, quasi fosse una trincea a protezione della propria vita, la stambecca ed ioseduti vicini vicini su una roccia intermedia, protetti dal vento, abbracciati per scaldarsi a vicenda.

Infine, siccome il riposo non può durare per sempre, se non per un'ultima e definitiva volta nella vita, il percorso deve riprendere, questa volta in discesa, ma non senza una tappa per scaldare l'anima con una buona tazza di tè caldo nel precendetemente disprezzato rifugio. Planiamo nuovamente nel mondo sottostante infilandoci tra una goccia e l'altra di una tardiva pioggerella nè preoccupante nè fastidiosa, mentre la mente torna ai pensieri soliti tipo come sfuggire, o come aggrampiare, le sudamericane prosperose, o tutti gli altri, di pensieri, che solo in alto, a quasi 3000 metri diventano piccoli e insignificanti.

Il silenzio cala, alla fine, nell'auto intasata in una colonna di traffico fastidiosamente bloccata lungo la stretta statale per la pianura. Ci vuole una granita di quelle buone, per chiudere come si deve la gita.

Manca solo una cosa "volete una caramella"? I fruttini, non sono la stessa cosa.