Lemnos (1)

la corsa matta

Ancora una notte in bianco! Il traghetto è arrivato puntuale concedendoci così giusto un paio d'ore di sonno prima di scaricarci a Lemnos. La prima impressione? che caldo...

In piena notte, o mattina prestissimo che dir si voglia, scopriamo presso la rivendita dei biglietti per i traghetti assurdamente aperta a quest'ora che il traghetto di ritorno per Samotracia è stato anticipato di un giorno. Figuriamoci se i greci non potevano fare casino anche con gli orari dei traghetti! Ebbene, dovremo usufruire al massimo di questa giornata e girare come matti l'isola, enorme.

Ci diamo da fare e puntiamo subito sulla spiaggia per fare un primo bagno all'alba restando in acqua fino al primo sole per non tremare troppo dal freddo. Facciamo tutto di corsa: prendiamo alloggio in un alberghetto di fronte al porto, noleggiamo un altro moscone ronzante cinquantino e partiamo alla scoperta di questa grossa isola calda e bruciacchiata.

Su e giù per le colline, per i paeselli dove suscitiamo novità, alla ricerca di mulini cadenti a pezzi e spiagge dove fare bagni ristoratori. Ne troviamo una idilliaca nell'angolo nord-est dell'isola: i gabbiamo fanno il loro solito casino lungo un lontano molo di sassi, un botoletto bianconero corre su e giù per la stradina bianca lanciando rauchi abbai, lungo la riva in un angolo un gruppo di oche starnazzano quando qualcuno gli passa troppo vicino. L'acqua è così trasparente da non sembrare vera come cristallo turchese nemmeno fredda, giusto uno o due gradi meno della temperatura ideale. Il fondo, di sabbia fina e chiara, è pieno di gusci di piccolissime conciglie e perscelli lunghi pochi centimetri che giocano a nascondersi tra le gambe dei bagnanti. In tutta la spiaggia forse cinque persone, compresi noi.