Sul Mar Nero

traversata

Sulla motonave "Caledonia" registrata presso il porto Georgiano di Batuni, ci siamo da ieri pomeriggio e lei ci stra trasportando, lenta e altrettanto inesorabilmente, attraverso il mar Nero, di nome e di fatto, verso la nostra prossima meta, sempre più lontani dall'Ucraina.

Mentre intorno a noi scorre, scuro e tranquillo, il mare e mentre i vari pasti dagli orari ferrei e inderogabili scandiscono la nostra giornata catartica, ripensiamo alle impressioni a caldo sull'Ucraina: è un paese senza senso, ma da intendere in senso letterale e non dispregiativo! Alcuni esempi: nei treni i finestrini non si aprono, e ovviamente non c'è aria condizionata. Quando questa c'è, viene spenta a ogni stazione forse cioè proprio quando servirebbe di più. Al ristorante c'è il menu ma non riporta quello che effettivamente è disponibile in cucina. Le biglietterie del treno sono sempre almeno in due posti diversi, se non tre, nella città e non si sa mai bene a quale recarsi. Sugli autobus si paga al conducente, o al controllore, o a nessuno o a tutti e due: bo? A volte poi si paga salendo, alle volte scendendo. Negli alberghi e nei ristoranti c'è sempre una febbrile aria di efficenza, anche se l'esito di solito è sempre piuttosto caotico e confusionale. Nei fast-food ti fanno prendere solo un tovagliolino di carta. Comunque, queste sono cosette, forse quelle che colpiscono prima un italiano, per il resto rimane un paese molto affascinante, nella sua storia sovietica e nella sua cultura odierna, popolato da persone molto gentili e disponibili.

Intorno a noi solo mare scuro e cielo azzurro, ovunque intorno a noi. Come compagni di viaggio una cinquantina scarsa di persone: molti ucraini, qualche turco, un iraniano, e un gruppetto di turkmeni, due nostri due tedeschi amici, i nostri due canadesi compagni di tavolo, e una serie di giovani: una olandese, uno australiano, uno inglese. Tre ucraini formano uno strano trio: sono tre omoni tra i 30 e i 40 dal passato probabilmente militare e oggi riconvertitisi a fare compravendita di beni (non meglio specificati) per guadagnarsi da vivere tra i due paesi. Sono un po' appiccicosi, ma in realtà vogliono solo che li aiuti a sistemare una cosa del loro computer. Che scocciatura, anche qui.

La traversata continua, il mar Nero di nome e di fatto continua a circondarci da ogni lato sotto un sole limpido e spettacolare. A un certo punto del sonnolento pomeriggio la nave si ferma, l'altoparlante scassato gracchia qualche cosa in russo e l'intero equipaggio di presenta sul ponte superiore: iniziano a smontare una scialuppa di salvataggio mentre un tizio in divisa spiega per filo e per segno (ma rigorosamente in russo, davanti a un pubblico che per la maggior parte non lo parla) quali siano le procedure d'emergenza e come indossare i salvagenti. Oggi, dopo 22 ore dalla partenza e a 16 ore dall'arrivo si è tenuta l'esercitazione di salvataggio e evacuazione...

I passeggeri tirano fuori le macchine fotografiche per riprendere la scena.