Bratislava e Lvov

andiamo a est

Lasciamo la casa ospitale di Milano s un taxi-ladro, non certo per fare di tutta la categoria un fascio ma augurandoci vivamente che cancellino le licenze e liberalizzino il servizio rendendo i prezzi decenti, che ci porta alla stazione, dobbiamo infatti iniziare la lunga collezione di mezzi di trasporto con una corriera per l'aeroporto. Fa freddo e l'alba ci vede raggiungere il piccolo aeroporto dove un sacco di turisti, molti inglesi, fanno la coda al check-in poi davanti ai controlli di sicurezza e infine aspettano con pazienza voli tutti in ritardo a causa degli attentati sventati di Londra ieri. Noi siamo in attesa di imbarcarci per Bratislava con tanti punti interrogativi per la vacanza che va a iniziare.

Nella sala d'attesa un poliziotto privato comodamente rilassato nella sua pancia avvolta dalla divisa cerca di dimostrare un po' di buona volontà da parte italiana al problema della sicurezza in Inghilterra benché in realtà il metodo mostri una certa propensione all'ironia in quanto la sua domanda, rivolta ai passeggeri, "dove va" da luogo a risposte ambigue come "al bagno" o "faccio giusto 4 passi" come se tutta la gente intorno a noi si trovasse casualmente riunita per un torneo a scacchi per combinazione organizzato in una sala d'aspetto di un aeroporto.

Due ore di ritardo sulla partenza sono un buon inizio.

Bratislava (pron. "bràtslava" da dei giovani del posto). Il primo impatto con i paesi dell'est è brusco: automobili in buona parte occidentali e nuove contrastano con i palazzoni di periferia stile sovietico ridipinti di colori sgargianti per sfuggire al sentimento di oppressione e tristezza che impongono ai malcapitati abitanti e turisti di passaggio. La stazione ci riserva esperimenti di comunicazione, prime prove per le difficoltà che incontreremo in futuro: la signora allo sportello parla solo sloveno e ci fa capire a gesti che, prima di poter procedere agli acquisti, occorre recarsi all' "informaschich" per scoprire gli orari dei treni. Così facciamo e con il nostro bigliettino con su riportato il treno che ci interessa torniamo dalla nostra cassiera che con gesti, bocconi di inglese e tedesco e un po' di slovacco scopriamo che non è possibile avere due posti insieme. Ci vediamo costretti a ricorrere all'aiuto di alcuni ragazzi locali ferati in inglese e facciamo luce sul problema: pare che ci siano solo scompartimenti "maschi" e "femmine" separate. I costi, almeno, sono contenuti: 25 euro di biglietto e 14 di cuccetta, a testa, per 20 ore di treno.

Dopo aver lasciato le valige al deposito ci incamminiamo attraversando la città fino al centro storico dove improvvisamente ci imbattiamo in una fiumana di turisti a prevalenza italo-tedesca che invade stradine e piazze, riempie pub e ristoranti, scatta foto e lecca gelati mentre il clima intorno a noi alterna momenyti di pace a pioggerella sempre più continua che per metà pomeriggio ci costringe in un bar alla ricerca di cioccolata calda e the profumati.Riusciamo comunque a pagare la dovuta visita alla sponda del maestoso danubio e in cima al castello. Non è brutto, il centro, però oltre a poche vie centrali ciò che resta sono edifici diroccati o palazzoni grigi.

Viste le 20 ore di treno che ci attendono ci siamo lanciati in un grosso Tesco in una spesa di beni di prima necessità quali formaggio, frutta, dolci, acqua, carote e salame. Il ritorno in stazione al crepuscolo ci gha regalato immagini pregne di un pittoresco squallore, soprattutto inanimato, degli edifici scrostati adornati di murales o palesemente disabitati. Comunque, al di la delle descrizioni negative, la città di Bratyislava sfoggia un'aria di dignità e consapevolezza di voler diventare una città europea.

Alle 20.00 annunciano il nostro treno, previsto per le 21.29, e noi recandoci al binario scopriamo l'arcano: ogni vagone dle treno ha una diversa destinazione e provenienza, per cui in questa ora e mezza il treno viene assemblato sul binario come fosse di lego e noi, tra carrozze per Budapest, Katowice e altri posti innominabili attendiamo l'arrivo della carrozza 404 Vienna-Lvov che si presenta come una carrozza letti d'altri tempi: molto chic tra fiori finti ai finestrini e tendine di pizzo. La provodnista molto russa, bassa e tarchiatella, ci ha accolti sul vagone e accompagnati al nostro scompartimento: due posti, tutto per noi. tutto è scritto in cirillico ed è bellissimo.