Ancora deserto, puntiamo a ovest

In direzione di Crater Lake

Siamo nuovamente per strada, e intorno a noi c'è ancora una volta il deserto. Siamo lungo la HW395 in direzione sud-ovest verso Lakeview. Intorno a noi il solito deserto cespuglioso, lo stesso di ieri.

Serbatoio pieno, la radio che geme rock americano di qualità, il cielo di un blu cristallino, secco. Un gruppo di corvacci neri si sono sollevati al nostro passaggio dal cadavere di un coyote morto lungo la strada.

Diritta davanti a noi prosegue la strada. Qui le curve sono preziose come l'ombra: per miglia intorno a noi ne le une ne l'altra.

All'orizzonte l'aria calda sembra frizzare sull'asfalto scuro mentre superiamo Wagontire, popolazione: 2. Si trova circa a 30 miglia a sud della giunzione lungo la HW395 e ora abbiamo , definitivamente, perso di nuovo la ricezione di qualsiasi stazione radio in banda FM. Intorno a noi sempre cespugli secchi e deserto sotto il cielo blu intenso.

Secondo la cartina tutto questo è un enorme altipiano grosso almeno cinque volte la dimensione del Piemonte, alla quota di circa 1300 metri.

Stiamo costeggiando Lake Alkali che è una distesa bianca di sale alla nostra destra, piacevole cambiamento del panorama. Praticamente l'unica variazione da questa mattina escludendo una breve distesa dorata di dune che abbiamo superato qualche miglia fa.

Ancora miglia, poi dall'Hogback Summit (5100 piedi, 1500/1600 metri) ci si è presentato davanti lo spettacolo di Lake Abert, un vero lago, pieno d'acqua e ricoperto letteralmente da migliaia di uccelli bianchi e neri. Il contrasto tra il giallo bruciato del deserto intorno e il blu grigio dell'acqua bassa del lago è bellissimo. Il marrone del deserto si specchia nel lago e sembra schiacciato tra il blu del cielo e il blu dell'acqua. Dove l'acqua bassa per l'estate avanzata lascia spazxio al trerreno appare un fondo duro e bianco. Le scarse zone verdi sono tutte butterate dal bianco degli uccelli. Sulla sinistra della strada troneggia l'Abert Rim che specchiandosi sulle acque del lago lo protegge dal vento e dalla sabbia.

Un coyote ci ha appena tagliato la strada, noi ci abbiamo guadagnato la vista del nostro primo coyote vivo e una bella inchiodata, lui la vita per un pelo grazie ai riflessi di Francesco.

Dopo Abert Lake abbiamo deviato sulla ORE31 in direzione nord-ovest e ora stiamo attraversando un'ampia piana circondata da una cresta lunga 200km sulla destra che la ripara dal deserto. A tratti la piana è coltivata, si vedono i soliti tralicci semoventi per l'irrigazione a pioggia. Ogni tanto, ogni 40 o 50 chilometri, un paio di case ci ricordano che la zona è anche abitata.

Summer Lake, alla nostra destra, è una grande distesa a perdita d'occhio di sabbia gialla. Forse in primavera è un bacino d'acqua, sicuramente oggi il nome sembra ironico.

Per ricordarci che siamo comunque in alto, appena la strada si innalza di un paio di centinaia di metri l'ambiente cambia all'improvviso diventando tipico ambiente di alta quota, seppur molto secco, per poi tornare nell'ormai solito giallo arido limpido nitido e spazioso ambiente desertico dell'Oregon centrale.

Abbiamo raggiunto un posto veramente dimenticato da Dio chiamato Fort Rock, caratterizzato da una formazione rocciosa circolare alta e lunga che sorge nel mezzo del deserto. Li c'è un paesello, volendo usare un eufemismo perchè ci vivranno forse due persone, forse una sola, composto da una casa, una pompa di benzina e un piccolo museo / paese dei pionieri. Il museo è a conduzione familiare e presenta, restaurate, un pugno di case in legno degli albori della civiltà occidentale da queste parti (cioè fine 1800), compresa una chiesa protestante, uina chiesa cattolica e la casa del dottore. Tutti edifici in legno di un piano con arredamenti semplici e sobri. Il museo è gestito da una anziana signora che lo ha ereditato dai suoi genitori. Suo nonno è stato uno dei pionieri dell'area nel 1914. Abbiamo comperato un paio di magliette e fatto due chiacchiere con i presenti, ben contenti di fare la conoscenza di un paio di persone che provengono da così lontano. A memoria della signora nessun europeo men che meno italiano è mai passato per quel museo. Siamo i primi.

Ora siamo in un tristissimo motel a Chemult (pronuncia "scimul") gestito da una specie di gorilla bofonchiante che Francesco sostiene, a ragione, che assomiglia al mago Oronzo. Il posto è pulito, la moquette si presenta bene e il bagno è lindo, l'arredamento vagamente anni 70 emette però ondate di decadenza soprattutto psicologica, il letto cigola, la porta ha la serratura ballerina, lo sciacquone non si riempie bene. Insomma il posto è decente ma i dettagli lasciano molto a desiderare.

Per lo meno la cena in un ristorantino locale è stata degna di questo nome e la pancia è piena e la gola è soddisfatta. All'americana ovviamente.

Lake Abert Fort Rock Lucertolona