Verso l'Oregon Coast, Pacifico

Siamo di nuovo in vista del Pacifico

Siamo fuggiti di corsa dal motel verso luoghi più accoglienti. Dopo un'abbondante colazione composta di due uova strapazzate con un etto di bacon e un piattone di patate al forno il tutto condito da un bicchiere di succo d'arancia e un paio di toast imburrati con la marmellata, ora ci stiamo dirigendo per strade secondarie verso la costa del pacifico.

Siamo ora sulla costa del pacifico, di fronte a noi i trenta metri di spiaggia si accorciano a vista d'occhio mentre la marea risale. Siamo seduti su un tronco levigato dalla finissima sabbia argentata spinta dall'incessante vento che ci costringe a tenere stretti i lembi delle giacce impermeabili e ci scuote continuamente.

Il rumore delle onde che si frangono davanti a noi si completa con il fruscio della sabbia e del vento nelle piante basse che compongono la vegetazione alle nostre spalle.

Questa è la zona delle Oregon Dunes e per raggiungere il mare occorre attraversare un miglio di terreno sabbioso e dunoso difficile da scavalcare ma dove crescono incredibili quantità di vegetazione mediterranea. Lungo la spiaggia ci sono resti divorati dagli uccelli di granchi grossi come la testa di un bambino e strane conchiglie rotonde e spesse.

Sulla riva, tanti uccelli pescano pesci e molluschi, il cielo è grigio di umidità e si mescola con il grigio delle onde e il bianco della spuma.

A perdita d'occhio verso nord e verso sud c'è sabbia. Solo l'occasionale strillo di un gabbiano varia il rombo potente e continuo delle onde.

Abbiamo trovato il nostro motel che è spazioso e ben arredato. Dopo un paio di notti scomode ora ci voleva proprio un buon posto dove dormire. Per ora siamo gli unici clienti ma è ancora presto.

Siamo rientrati dal giro sulle dune completamente distrutti, il vento e la sabbia sono riusciti dove l'alta montagna e il deserto non ce l'hanno fatta.

Una Fiat 124 in Oregon Il Pacifico, presso le Oregon Dunes Un gabbiano solitario