Southern Oregon, il deserto

Posti incredibili e desolati

Oggi giriamo per il deserto a sud di Burns, lungo la strada per il Nevada (la ORE205). Siamo a Frenchleng che è un paese che nel suo periodo d'oro aveva ben 50 abitanti e oggi due, ma solo estivi. C'è un piccolo hotel e un chiosco a cui abbiamo ordinato dei cheesburger con tutto (with everything on it), e non più di altre quattro o cinque case per lo più abbandonate e cadenti. Ovviamente in legno. Già quaranta miglia prima di arrivare qui, a circa cinquanta miglia da Burns, l'unica stazione radio che si prende è in modulazione di ampiezza sui 1430mhz. L'intera banda FM è completamente muta da tempo.

Intorno a noi, deserto lavico e cespuglioso. Abbiamo preso la deviazione per Diamonds (popolazione 5) e abbiamo fatto una breve sosta quando ci ha affiancato un tizio sui settant'anni a bordo di un pickup rosso enorme per chiederci se ci eravamo persi e che cosa facessimo da quelle parti soprattutto con un auto così piccola come la nostra Saturn da 184 cavalli (e non era ovviamente ironico). L'ho conquistato regalandogli una moneta da un euro e abbiamo chiacchierato per qualche minuto in un inglese chiuso e biascicato. Ci ha mostrato con orgoglio la scuola e un capannone che ci ha detto utilizzano come sala da ballo per il circondario. Nel pickup rosso una ricetrasmittente, un bidone di latte e la posta del giorno. Ci voleva poca fantasia per immaginare anche un fucile sotto il sedile del passeggero, e la radio sintonizzata con quella dello sceriffo.

Abbiamo fatto due passi per l'area di Diamond Craters camminando su resti di antiche colate laviche per un buon miglio nel deserto. Apparentemente non faceva caldo e l'aria tesa mitigava il picchiare del sole, ma tornati all'auto ci siamo accorti che ogni centimetro di pelle che non fosse a contatto con l'aria era compeltamente fradicio di sudore, e una buona bevuta è stata necessaria per scrostare la gola secca.

Il panorama si compone di una pianura grigio marrone costellata di cespugli verdeggianti e ogni tanto da rettangoli verde brillante dove scorre un po' d'acqua e c'è un campo irrigato, raro. Intorno, montagna e spunzoni lavici, che terminano tutti piatti dove le intemperie hanno trovato uno strato più duro, quasi come se fosse una coperta per strati inferiori più facilmente malleabili. L'aspetto complessivo di deserto a perdita d'occhio non è intaccato dall'occasionale lama di roccia alta cento metri e lunga una ventina di chilometri.

Nuvole a pecorelle corrono veloci nel cielo blu spinte da un vento teso e continuo.

Sarà deserto ma è pieno di vita. Facile vedere leprotti correre al fianco della strada mentre i vari cespugli sono abitati da uccelli e, così dicono, da serpenti a sonagli.

Siamo ora sulla strada per tornare a Burns, fermi per dei lavori in corso lungo la ORE78. Nessuno dietro di noi, da più di dieci minuti.

Tira talmente tanto vento che la tipa che regge il cartello "stop" deve lottare con forza per non farselo strappare via dalle mani. Le folate tirano, vigorose, da ovest verso est strattonando le nuvole come cani pastore che raccolgono e guidano il gregge. Ci siamo fermati al Round Barn e all'annesso visitors center, che era più interessante del Barn stesso. Il center è una casetta anonima al cui interno si cela un fornitissimo negozio di souvenir di ogni genere, un museo di bambole vestite in stile '800, un salottino con divano di tessuto ricoperti con pelli di vacche e soprattutto un eccentrico gestore sui sessant'anni che è pronto a fornirci tutte le informazioni che vogliamo e anche quelle di cui non ce ne importa nulla. Gentile, estremamente disponibile e con passione. Il suo negozio, l'unico nel raggio di cento e cinquanta miglia, è il centro di ritrovo per chiacchierare della gente del circondario.

Verso il Round Barn Cabina telefonica a Frenchglen Diamond