Puerto Ayora (di nuovo)

(Isole Galapagos)

Giornata tranquilla, oggi. Molti membri dell'equipaggio, guida inclusa, hanno famiglia in questo porto e approfittano della sosta per passare qualche ora a casa, mentre a noi non resta che girovagare tra i mille negozietti di souvenir. Queste crociere, infatti, non prevedono alcuna sosta in nessun giorno della settimna o del mese, così, per l'equipaggio, le uniche occasioni per vedere la famiglia sono queste, con l'alternativa di licenziarsi e tornare a casa.

La mattina è tempo di tartarughe giganti terrestri che vivono negli stagni sugli altopiani interni dell'isola. Sono anmali enormi e affascinanti, con la pelle rugosa e fangosa, il musetto piatto con quattro buchi: due occhi e due narici, la bocca invisibile tranne quando sbadigliano. Sono esemplari che possono pesare fino a 150kg e vivere fino a 180 anni. Non lasciano avivcinare troppo l'uomo senza emettere un sonoro sbuffo e ritirare la testa, ma non le zampe, nel guscio. Temo che la spietata caccia che le ha decimate fino a pochi decenni fa sia ancora fresca nella memoria di questi bestioni secolari. Ancora oggi sono piuttosto a rischio, perchè i ratti (introdotti dall'uomo), ne mangiano le uova e ne uccidono i piccoli prima che il guscio abbia avuto modo di diventare duro. Per questo la fondazione Charles Darwin ne cura la riproduzione raccogliendo le uova appena deposte, ed abbandonate, com'è uso tra le 'tughe e, facendole schiudere, maschio o femmina in base alla temperatura di incubazione, e tenendo i piccoli al sicuro per cinque anni prima di rilasciarli in natura. Gli animali sono raccolti sulle diverse isole, cresciuti separati, e quindi riportati nel proprio rispettivo habitat naturale.

Il programma funziona ed è divertente osservare tutte le tartarughe cucciole che muovono i loro primi incerti passi (da adulte coprono circa 500m in un'ora). Visitare il centro non è solo molto istruttivo, ma permette anche di toccare con mano alcune tartarugone giganti ultracentenarie, oltre che vedere "Lonesome George", 120enne ultimo rappresentante della sua specie, che da oltre venti anni gli scienziati stanno cercando di far riprodurre, ma con scarsi risultati. Certo a vedere questi animali tutti incapsulati nei loro enormi e pesanti gusci viene da chiedersi come facciano a... riprodursi.

Il resto della giornata è pressocchè monotono: un po' di shopping e poco altro, ma, dopo cena, ci lanciamo in un'accesa partita di "shithead" in otto. Lasciamo stare le regole, troppo complicate e, soprattutto, in evoluzione mano a mano che le ore passano e la serata si fa più scura.