il Country Club

Abbiamo deciso di sollazzarci per il pranzo di questo sfigato sabato lavorativo Texano facendo visita al locale

Da fuori, un edificio più o meno insignificante, bianco, con un po' di pick-up e furgoni parcheggiati davanti come cavalli di fronte a un saloon dei tempi andati. Dentro, un ambiente dai toni scuri che evocano serate fumose di tabacco e uomini robusti seduti ai tavolini dietro un mazzo di carte. I colori variano tra il marroncino scuro-legno e un verdone del tappeto adatto a nascondere eventuali macchie dovute all'eccesso di bevute del sabato sera.

L'ambiente è suddiviso in tre spazi diversi: una grossa sala-ristorante oggi adibita per mostrare alle socie l'ultimo figlio appena nato di una di loro, un cosiddetto baby show, evento significativo per la comunità locale a cui, rigorosamente, gli uomini non sono ammessi. Intravediamo da una porta che non sta chiusa un ampio spazio con le sedie disposte a cornice lungo le pareti, corone di fiori e donne sulla trentina abbondante fasciate nei vestiti delle grandi occasioni sotto capigliature appena uscite dal parrucchiere.

A noi, gruppetto di italiani più o meno assortito, viene riservata la sala bar del circolo. Scura, illuminata da un grosso televisore in un angolo e qualche lampada dalla luce riflessa, la sala bar ci accoglie con il volto di una signora che ha superato la definizione "di una certa età" da un po' di tempo: anziana e magra, evidentemente oriunda del posto a giudicare dall'accento del profondo sud, intavola con noi un non-dialogo fatto di incomprensione reciproca e fraintendimento: "Di dove siete" domanda lei, "Italiani" rispondiamo noi. "Ah, tedeschi!" ribatte lei. Ordinare risulta altrettanto interessante: probabilmente a gesti ci saremmo capiti prima, ma nonostante ciò evitiamo il peggio e ciascuno ha la propria ordinazione corretta.

Mentre ci alziamo per pagare subentra al bancona una ragazza decisamente più giovane e bionda, con cui dialogare è più semplice, e almeno lei riesce a capire che veniamo dall'Italia e non dalla Germania.

Nell'ultimo locale del circolo a un tavolo un gruppo di anziani uomini affondati in sedie di legno sorreggono una manciata di carte con le mani, dei cappelli da cowboy con la testa e un sigaro scuro con le labbra. Immobili nel gelo dell'aria condizionata esagerata come sempre sembrano dipinti su una parete. L'unico rumore, i cinguettii digitali di tre videopoker e slot machines in un angolo .