Terra Hopi

Holbrook (AZ) Kayenta, (AZ)

L'Arizona è un paese che non ha un buon rapporto con i fusi orari, a parole segue il Mountain Time, cioè otto ore meno dell'Italia, ma in pratica siccome non aderisce all'ora legale in questo momento dell'anno va con il Pacific Time, cioè nove ore meno dell'Italia. Fosse così semplice, ma no, metà del territorio dell'Arizona settentrionale è parte della Navajo Nation e adotta l'ora legale, per cui viaggiando per l'Arizona occorre guardare a ogni sosta gli orologi appesi sui muri per capire che ore sono, confondendo e non poco il peregrino viaggiatore che dopo un po' rinuncia a capire quando per concentrarsi sul dove si trova.

A parte questi ameni dettagli, che fanno si che ci dobbiamo assorbire tre fusi orari in due giorni, l'Arizona ci ha riservato dei panorami ancora più indimenticabili del New Mexico. Questa mattina abbiamo lasciato Holbrook per Petrified Forest National Park, striscia di deserto trasformata in parco per proteggere le distese di lucenti tronchi pietrificati risalenti al triassico, le misere rovine di risicati pueblos Anasazi e dei meravigliosi scorci sul Painted Desert, dove rossi depositi di minerali ferrosi colorano il deserto e le formazioni geologiche. Guidando lungo la strada del parco da sud a nord all'improvviso dopo una salita ci appare davanti, come un quadro impressionista a coprire tutto l'orizzonte, un infilata di coni, rilievi, canyon e mesa dal colore tra il rosso vivo e bianco, passando per giallo e arancione in una selvaggia mistura di sabbia e rocce. Lo stupore e la meraviglia ci hanno fatto fermare per ammirare la bellezza incomparabile di quello che i nostri occhi non riuscivano a riempirsi, già saturi di infinire tonalità e sfumature di un deserto inaspettatamente variegato.

Dopo una sosta pranzereccia a un ristorante ai confini del parco, e dopo la visione della donna più brutta che abbiamo mai visto, una cofana di ciccia a forma di pera sormontata da uno scopettone biondo dentro cui navigavano un paio di occhiali da Rocky Horror Picture Show su dei denti da roditore, dopo, dicevo, ci siamo immessi nuovamente sulle strade secondarie dell'Arizona per raggiungere la meta della serata: Kayenta, a due passi da Monument Valley.

Gli USA riservano molte meraviglie naturali al turista di passaggio, ma gli scorci più belli, gli incontri più ricchi, le cose più incredibili si possono trovare solamente allontanandosi dalle freeway e dalle highways principali e così abbiamo seguito la 77A entrando decisi nella Navajo Nation e attraversando una delle poche aree dove oggi ancora i Navajo Hopi vivono la loro cultura e tradizione. Ci siamo fermati in un piccolo negozietto di arte Navajo dove una gentilissima signora dai caratteristici tratti somatici Hopi ci ha mostrato e venduto parte dei gioielli che aveva in mostra, splendidi e finissimi orecchini, elaborati bracciali e coloratissime collane realizzate a mano da suoi compaesani, mentre la radio trasmetteva un programma in lingua (incomprensibile) Navajo e fuori una leggera pioggerella tracciava solchi nel terreno rosso ocra.

La 77A prosegue risalendo tre mesa (altipiani) dove risiedono i villaggi Hopi, oggi ormai tutti in architettura moderna, arrampicati tra violente e scoscese pareti di roccia rossa come il tramonto immersi in un paesaggio da alta quota alpina con immensi panorami arancio e gialli sotto un cielo troneggiante tra mille tonalità dal blu al bianco e nero. L'unica cosa da fare è fermare la macchina, allontanarsi a piedi fino al ciglio della mesa e sedersi, immersi nel totale silenzio rotto solo da lontani tuoni, sentirsi formica nell'immensità respirando a pieni polmoni l'aria densa di deserto e di polvere rossa, invidiando i fortunati che possono vivere questa esperienza semplicemente aprendo una finestra, uscendo da una casa.

La strada ci porta da Second Mesa a Third Mesa, terzo e ultimo altopiano dove sorgono paesi Hopi dai nomi strani e impronunciabili, tra un traffico quasi inesistente e formazioni rocciose arancioni torreggianti. L'ultimo tratto di strada, la HW 160, ci porta da Tuba City a Kayenta, sempre più nel cuore della Navajo Nation, attraverso un altopiano alla quota di 2000 metri, schiacciati sotto un cielo al tramonto che dipinge temporali lontani, cupe colonne nere che fondono le nuvole e la terra, e arcobaleni perfetti davanti a noi.

Anche a Kayenta le persone intorno a noi sono di stirpe Navajo, inconfondibili, dal viso schietto e intenso, capelli lunghi e neri che sottolineano occhi ancora più neri su una pelle scura, ne olivastra ne nera, di corporatura robusta e solida senza essere grasse. Memoria di tempi che furono e di una cultura che fatica a tenere il passo con lo stile di vita, massacrante, americano.