La Push, Olympic Peninsula

Altro ferragosto, altro quindici di agosto non festeggiato, per ricordare il significato di una festa cattolica che non esiste in paesi più protestanti dell'Italia. Oggi siamo andati in Canada, provincia della British Columbia, per visitare la città di Vancouver, polo culturale ed economico dell'intera regione occidentale canadese.

Nessun problema alla dogana dove sbrighiamo le formalità burocratiche in pochi minuti e saltiamo sulla cocchina con un timbro nuovo fiammante sul passaporto e le lacrime agli occhi vedendo, dopo più di 8000km, per la prima volta un cartello stradale in chilometri e non in miglia. Il Canada infatti, come la maggior parte dei paesi civili, adotta il sistema metrico decimale invece delle meno pratiche miglia che usano gli americani.

La strada dal confine a Vancouver è decisamente non americana, più stretta, con dei limiti di velocità che la gente non rispetta, e soprattutto a Vancouver non c'è, come nelle città americane, una autostrada che arriva fino in centro ma occorre perdere più di mezz'ora nel traffico urbano per arrivare al cuore pulsante, se non storico, della città. Vancouver è viva, dallo stile europeo, la gente per la strada che passeggia, i giovani che invece di essere impegnati a fare soldi sono in giro a godersi il mite sole di metà agosto, il centro città che mescola negozi e abitazioni di diverse etnie a differenza delle downtown USA composte da una cricca di grattacieli assediati a notte dai barboni.

Insomma, per dirla in breve un mondo diverso appena passata la frontiera, un mondo più europeo con la faccia della regina d'Inghilterra che troneggia da tutti gli uffici pubblici. Peccato che non si sia potuto godere di più della città a causa del cagionevole Edo per il cui orecchio abbiamo dovuto cercare di corsa una farmacia, a caccia del solito medicinale che già nella poco ridente Pecos, Texas, ci creò non pochi problemi. Questa volta, memori delle precedenti esperienze, ci siamo mossi nel modo giusto e abbiamo ottenuto quello che ci serviva facilmente.

Prima di rientrare sosta da Starbucks per un frappuccino alla vaniglia, dove incontriamo seduto al sole dei tavolini Roberto, un rumoroso e gioviale argentino di origini tedesche che legge il Nome Della Rosa in Italiano e ci racconta mezza storia della sua vita peregrina atterrata infine nella British Columbia. Conclude la giornata una esigente e improvvisa pisciata di Edo che ci spinge a una sosta fugace presso la frontiera Canadese prima di arrivare a tiro dei mastini USA che, fortunatamente, questa volta si sono risparmiati il terzo grado di domande ridicole che di solito portano avanti a chi vuol varcare il sacro confine del suolo americano.