Confronti impari

Che cosa c'è di meglio, per tonificarsi dopo una più o meno lunga permanenza negli USA, che immergersi in uno di quei mercatini travestiti da festa rionale che saltuariamente, ovvero grosso modo ogni weekend, pervadono stade e stradine, piazze e slarghi di Torino?

Italia: la folla che calca marciapiedi e vie, le signore sgomitanti riposta ogni remora di civiltà per accparrarsi borse e borsette scontate, i vecchietti inpalati davanti al piattino degli assaggi di salame in attesa che il bancarelliere rifornisca, i bambini scarrozzinati o sgambettanti che si smarriscono tra i passanti e quadrupedi d'ogni razza, da quella equina alle mille canine, gunzagliati che si accostano agli angoli di tovaglie per cercare di condirle marcando il territorio.

USA: enormi strade piene di automobili in coda, ciascuno chiuso nel suo abitacolo a sana e rispettosa distanza come cani dietro un recinto, ciascuno con la libertà di ascoltare la propria musica e regolare a piacere la propria aria condizionata. Ciascuno solo e isolato.

Italia: bancarelle di prodotti locali e meno locali, assaggini dalle tome dell'alta valle ai salami al barolo, dai pecorini di nuraghiche memorie a taralli meravigliosamente saporiti. Senza dimenticare i mille mieli e mille fiori, i grissini e le paste di meliga granulose e campagnole senza tralasciare, impossibile, le tartine esplosive piccanti che causano fiammate a ogni respiro e un esplosione di furia piromane degna di una Liguria in piena estate, solo in bocca.

USA: McDonald, Wendys, Taco Bell e Kentuky Fried Chicken poi a salire verso Red Lobster, IHOP e Cracker Barrel raggiungendo infine Bones, Rays e Culpepper. Cibo? Quando va bene, buone bistecche. Altrimenti, burgher e pesce grosso modo discreto. Tanti grassi, basta che i gusti siano standardizzati e le aspettative monotone.

Buon appetito americani, io preferisco i nostri mercatini. Ecco, forse escludendo le tartine piccanti.