L'Autunno in Georgia

Ci svegliamo un sabato mattina, presto solo per essere un sabato, e imbocchiamo la strada schiacciati sotto un cielo incombente e grigio, pesante presagio di pioggia dalle mille tonalità bianco nere che all'orizzonte sembra volersi fondere al grigio dell'asfalto.

La nostra strada ci porta verso sud, direttamente, attraverso la campagna boscosa e multicolore dell'autunno nel sud degli USA, tra un arcobaleno pastello di gialli, rossi e verdi, un delicato quadro impressionista morbidamente dipinto dalla luce radente e soffusa.

A metà strada facciamo una sosta rifornimenti, pappa per noi e broda per la Chevy, immergendoci nell'essenza stessa dell'americanità: gli strip commerciali che, intorno alle uscite delle autostrade, raggruppano isole di motel economici, ristorantini di medio livello e le giraffe di metallo dei distributori di benzina tutti pronti a sollazzare i bisogni molto materiali dei viandanti di passaggio un po' come antichi posti tappa e caravanserragli dove i viaggiatori stanchi e provati dalle lunghe marce trovavano ristoro, una volta ciascuno luogo unico e indimenticabile di ritrovo e protezione oggi anonimi rappresentanti di tante catene tutte uguali, omologati standard di squallore, prezzi contenuti e solitudine per restare, come in auto, così isolati ai tavoli dei ristoranti o nelle unità dei motel.

Evviva la civiltà dello spreco, il progresso dell'omologazione e la materializzazione di tutti i bisogni.

Per fortuna, ancora, il cielo non solo è gratuito per tutti ma ci riserva ogni volta l'emozione di scoprirsi, di fuggire le nuvole scure lasciando lo spazio all'azzurro, prima in piccole chiazze e poi sempre più ampie mentre i raggi di luce ora diretti e luminosi fanno brillare i colori pastello di un autunno che sfugge ancora alla cementificazione (caratteristica invero non americana ma italiana) e al degrado degli spazi natuari (fenomeno sia italiano che americano).

Noi ripartiamo, continuiamo il nostro viaggio, ma questa è una altra storia.