Nashville Music Classics

il festival bluegrass

Continente: america, del nord.

Località: "Smiley Hollow"

Voglio dire, località rintracciabile su una mappa: "Ridgetop".

Si, ok, però qualcosa con più di 50 abitanti? "Goodletsville".

Lasciamo stare. Allora vediamo, CITTA' più vicina?: "Nashville".

Ce ne saranno a decine! Quale stato?: "Tennessee".

Ora ci siamo. Allora, come arrivo a questo posto, come si chiama, Smiley Hollow, Ridgetop, Tennessee (vicino a Goodletsville, Nashville)?

Arrivare a Smiley Hollow, TN non è poi così difficile: basta arrivare sulla I-65N, poi uscire al miglio 98 e girovagare smarriti tra strade di campagna, campeggi red-neck e distributori di benzina fino a che, dopo qualche ora e disperati a sufficienza, non resta che chiedere umilmente indicazioni a qualche vecchio abitante della zona. Ma bisogna trovare proprio qualcuno di quelli con le rughe intorno agli occhi e lo sguardo allegro, rilassato, caratterizzante gli abitanti della bella campagna ondulata e verde del Tennessee, stato che produce il miglior wishkey degli USA (ragione, probabilmente della rilassatezza e del sorriso degli indigeni), perchè Smiley Hollow è un posto nascosto, misterioso, che non appare sulle cartine geografiche ma soltanto nella memoria degli anziani, un posto che sfugge alle indicazioni stradali e si rintraccia solo quando si passa da una dimensione globale, quella di mapquest e degli atlanti da supermercato, a una locale, orale, fatta di sentito dire e indicazioni date a voce.

Nascosto in una curva di una stretta e tortuosa stradina di campagna si apre improvvisamente un portale in legno, stile vecchio ranch, con il nome, finalmente, scritto in caratteri un po' sbiaditi sulle assi malmesse: Simley Hollow. Passando sotto il cancello e percorrendo la breve strada dietro di esso si sale rapidamente sulla cima di una collina e ci si immerge, insieme, in una dimensione fuori dal tempo, famigliare e tranquilla. Ci si ritrova d'un tratto, non però prima di aver pagato sonanti $25 di biglietto procapite, immersi nel Nashville Music Classics, rinomato (localmente) festival di musica bluegrass: all'improvviso i sensi esplodono immersi in un luogo senza tempo, in un ambiente che pare spuntare dalle scene del film "Fratello dove sei", ma senza i galeotti. Musica, immagini e odori tra bancarelle BBQ e grigliate rosolanti, elementi d'atmosfera e bluegrass live.

Un sentiero, immerso tra alberi alti e frondosi, circondato da giochi per bambini, vecchi carretti in legno, aratri arrugginiti e antichi trattori a vapore conduce in un grosso ambiente, coperto, via di mezzo tra un granaio troppo cresciuto e una sala da concerti molto rurale dove prende posto il festival vero e proprio. Intanto, mentre ci si avvicina al cuore dell'evento, tutto intorno sfruttando la scusa delle bancarelle che vendono chitarre, banjo e fiddle (specie di violini) gruppetti di persone si divertono a intonare le veloci e allegre melodie tipiche del bluegrass. Fermarsi ad ascoltare questi concerti in miniatura è un piacere: sono l'essenza stessa del bluegrass, uno stile musicale la cui anima è refrattaria ad essere imbrigliata dalle logiche commerciali, dai diritti, dalle registrazioni. Uno stile la cui essenza resta divertimento improvvisazione e virtuosismo, una musica che nasce davanti ai porticati delle case di campagna quando un gruppo di amici passa il pomeriggio a suonare insieme. Tra l'altro attività del tutto comprensibile, visto che il cinema più vicino è troppo lontano e il pomeriggio nel Tennessee è comunque troppo caldo per fare qualsiasi cosa che non sia stare all'ombra o che comporti un movimento maggiore di agitare le braccia e sostenere degli archetti.

Il bluegrass è una musica popolare, che nasce nei granai e nelle case della gente. Non è, però, una musica semplice ne banale: richiede grande perizia negli strumenti suoi tipici (chitarra, banjo, fiddle, contrabbasso), un formidabile senso del ritmo e una voce capace di un dinamismo e di un carattere molto forte. Il carattere campagnolo, famigliare e divertito del bluegrass si respira in ogni angolo del festival manifestandosi nello stuolo di bambini che corrono da ogni parte giocando a prendersi, nei capannelli di gente intorno a qualche improvvisato concerto scaturito dal desiderio di provare uno strumento nuovo e finito per far suonare insieme persone che solo poco prima non si conoscevano nemmeno, accomunate dalla melodia e dal ritmo incalzante del bluegrass.

Quasi tutti i presenti si sono piazzati per la durata dell'evento con il loro camper e, vestiti con salopette di jeans blu sopra magliette rosse che li tradiscono come red-neck degli stati del sud, fanno la spola tra le sedie piazzate strategicamente nel granaio-auditorium e le bancarelle che vendono sandwich e hamburger fatti in casa.

Nel grande spazio coperto, su un palco in piena regola e davanti a una platea rilassata di qualche centinaia di persone, si alternano gruppi e bande più o meno famosi: Curly Seckler che all'età ragguardevole di 85 anni canta e racconta barzellette con una verve invidiabile, poi i coniugi Adcock intrattengono il pubblico con canzoni e cabaret celebrato poi fino all'apoteosi con i Tennessee Mafia Jug Band che, in salopette di jeans blu e camice a quadretti, rappresentano il cuore di questa musica popolare e istrionica trasformando un concerto in una via di mezzo tra un pomeriggio allegro con gli amici e una piece teatrale. I Tennessee Mafia Jub Band sono quattro: uno più matto dell'altro, suonano banjo (e Leroy sa farne dei numeri degni di un domatore di tigri), chitarra e gallone. Nel senso, proprio, di una bottiglia da un gallone di whiskey vuota. Ballano, cantano e si sfottono per due ore sul palco tra i boati del pubblico: ora risate, ora battimani frenetici.

E' solo dopo la pausa-cena che arrivano i pezzi forti, le band più note e commerciali: i Cherryholmes, famiglia musicale (due figli, due figlie, babbo e mamma) scatenati in un bluegrass talmente frenetico da far temere per l'incolumità stessa degli strumenti musicali lanciati in un ritmo talmente incalzante da scaldare con il solo sfregamento degli archi gli animi del pubblico. Tutti vestiti scuri, il babbo un omone che suona il contrabbasso con un barbone lungo almeno quaranta centimetri e tunica da stregone celtico, i due figli con completo grigio scuro e cappelloni bianchi, le due figlie, bionde come cascate d'oro, con gonne frangiose bordate di rosso.

A seguire, e in chiusura di serata per noi che dobbiamo ancora macinarci le quattro ore di autostrada per rientrare ad Atlanta, l'acclamatissima Patty Loveless famosa in tutto il mondo (cioè, per il concetto americano, USA e Canada) bravissima cantante bluegrass pultroppo oggi un po' troppo commerciale e per cui un po' restia a concedersi a un pubblico familiare ma comunque acclamante. La voce è bella, vibrante e colorata ma non c'è quella sensazione di familiarità e divertimento dei gruppi forse meno famosi, ma per questo ancora più vicini al cuore e al sentimento di questa musica fuori dal tempo: il bluegrass.