Dubai: capodanno!

Dubai, UAE

Sicuramente un modo originale di passare il capodanno è a bordo di un aereo, persino diretto dalla parte sbagliata, ovvero incontro alla mezzanotte. Così ci capita, per questo capodanno 2008/2009 che si annuncia come una fredda giornata nevosa con il suo cielo grigio e l'aria frizzante, mentre siamo diretti verso paesi caldi situati ben più a sud.

Dubai, Oman, arriviamo! Il nostro percorso ci porta da Torino, via Parigi, su Dubai per un giorno, poi via autobus attraverseremo il confine tra gli emirati arabi e l'Oman dove spenderemo i restanti cinque giorni della nostra vacanza visitando il paese in un tour si organizzato, ma personalizzato solamente per noi. Le premesse sono buone, le promesse si manterranno tali.

Svegliarsi la mattina su un aereo e guardare fuori dal finestrino l'alba che sorge regala sempre splendide emozioni, quando poi un basso strato di foschia copre il piatto deserto da cui spuntano una decina di agili e eleganti grattacieli come un'isola nel mare, allora si resta davvero senza parole. Dubai si rivelerà essere una città molto moderna, pulitissima e affollata di uomini che passano il loro tempo per strada. Si, la prima cosa che colpisce il viaggiatore che passeggia per il centro di Dubai (l'area tra il Creek e Deira) è la totale preponderanza di sesso maschile oppure, che dir si voglia, la totale assenza di presenze femminili, se non per rare turiste passeggere o qualche velata presenza, ancor più rara. Ci vuole un po', poi, per rendersi conto che le etnie si possono suddividere con rapporto 2 arabi ogni 8 indo-pakistani, anzi a dirla tutta per incontrare dei veri tuniconi con copricapo a tovaglietta occorre andare più a ovest, verso Abu Dabi, verso i grandi centri commerciali di Jumeirah ed Emirates, verso la famosissima "vela", dove è normale veder uscire dal bancomat un arabo dal viso rotondo e dalla lunga tunica bianca per salire su una fiammante ferrati blu e lanciarsi nel traffico. Qui, in questi megalitici e megalomani paradisi dello shopping (qui non si pagano tasse, quindi tutto costa un po' meno) dove persino un resort sciistico con tre piste, uno skilift e una seggiovia a quattro posti resiste quando fuori ci sono 50 gradi, anche il più distratto viaggiatore occidentale può cogliere le differenze negli abiti e, quindi, nelle etnie; può capire, in altre parole, la stratificazione di questa società tra ricchi arabi nullafacenti e forza-lavoro a basso costo proveninente dai pasei d'oltre mare.

Dubai è una realtà evoluta e dinamica che sfrutta la ricchezza del petrolio per costruirsi, letteralmente, un posto tra le città più moderne che ci siano. Altissimi grattacieli, il sec ondo più alto del mondo, svettano nel cielo, così come le immense e grandiose opere di ingegneria, grandi come intere isole costruite nel mare a forma di palma e il Jumeirah Mall, che contiene non solo un hotel dalle troppe stelle e una zona residenziale fatta di villette sull'acqua, ma addirittura un lago e un sistema di canali solcati da tranquille barche in legno che portano i "residenti" a fare shopping.

Diverso è il "centro" di Dubai, ovvero la zona tra il Creek (quel braccio di golfo persico che si insinua nella città) e il quartiere di Deira, dove c'è il Suq tradizionale e le strade affollate di gente che passeggia più o meno senza scopo su e giù godendosi il fresco (25 gradi) in un inverno che prennuncia estati oltre i 45 gradi. Deira, la zona un po' più tradizionale della moderna Dubai, dove le moschee si riconoscono e l'atmosfera si fa' più araba tra i mile negozietti colorati dei Suq e le grosse barche in legno che portano tessuti e riso dall'Iran, ormeggiando mezze marce e puzzolenti lungo le banchine del Creek. Imperdibile attraversare questo sottile braccio di mare sui traghetti in legno che, caoticamente, caricano e scaricano persone da un lato all'altro senza sosta, cozzando l'uno con l'altro e costringendo i passeggeri (una quindicina per barca) a saltare giù velocemente, con prudenza.

Complessivamente Dubai è una città molto sicura, nonostante la mancanza di polizia o milizia per le strade (alla faccia di certi nostri politicanti che credono di risolvere così i problemi) non ci sono da temere né b orseggi né violenze, nonostante l'atmosfera molto "araba" e caotica il viaggiatore di sente tranquillo e sicuro. Forse un po' osservato, sicuramente se donna, ma sempre trattato con rispetto e spesso salutato da sorrisi senza doppi fini.

Curiosa la presenza di due diversi tipi di taxi, all'aeroporto: quelli normali, per gli uomini soli, e quelli per "famiglie" guidati da donne velate e silenziose dove veniamo diretti dall'addetto allo smistamento dei clienti per i taxi ufficiali. Sarà l'unico esempio, o quasi, di donna araba lavoratrice che ci capiterà di vedere in questa, breve, giornata emirese. L'effetto di vedere la gente vestita col tunicone bianco e il copricapo tradizionale, sia bianco immacolato, che a toveglietta anni '70 a quadretti rosso/bianchi, è buffo all'inizio, ma presto ci si abitua, poi di passa alle curiosità più spinte: ma, sotto, cosa vestono? Come fanno a tenerlo così pulito immacolato e senza pieghe? Comunque, qui son tutte coppie juventine: bianco (lui) e nera (lei), dal capo ai piedi.

La notte dormiamo così bene che non sentiremmo nemmeno il muezzin delle cinque e mezza, se non avessimo puntato la sveglia: abbiamo un bus che parte presto in direzione Oman, per Muscat!