Nanchino (2)

Passiamo la notte tranquilli e Noé non arriva. Invece, ci svegliamo con un cielo discreto: tanta foschia ma poche nuvole, per cui, benché il sole sia ancora invisibile, almeno possiamo continuare il nostro giro di Nanchino dirigendoci verso la collina, dove ci sono le principali attrazioni della città. Lungo la strada lavori in corso, palazzi in costruzione e qualche rovina di palazzi imperiali con quanto resta delle imponenti e massicce mura. Poca roba, in realtà.

Un po' meglio quando arriviamo sulla collina, che raggiungiamo prendendo un taxi - a piedi non è raggiungibile - proseguendo con una passeggiata fino all'osservatorio astronomico, oggi museo di macchinari astronomici e tecniche di osservazione, in cima alla collina lungo una piacevole stradina acciottolata... Il museo di per sè non è nulla di che, ma il panorama tra la foschia che avvolge Nanchino rende comunque l'idea del panorama urbano di queste cittadone cinesi.

Un po' perplessi, ci rendiamo presto conto che la nostra guida (la Lonely Planet Cina, edizione 2007) non solo è poco aggiornata ma decisamente vecchia e sbagliata. Tutta la collina infatti è stata trasformata in un unico enorme parco che si raggiunge con un paio di autobus (il n.12 fino all'acquario e poi un altro mezzo che prosegua lungo la strada verso nord) e tut te le attrazioni sono oggi accessibili con un solo biglietto (65RMB, circa 6,5 euro) da un paio di ingresso principali. All'interno, una serie di vialoni e sentierini ben tracciati e molto curati collegano: il tempio Linggu, il santuario di Sun Yat-Sen, la pagoda di Linggu, un famoso ristorante, un padiglione di souvenir, un anfiteatro all'aperto e un'altra manciata di edifici che, per mancanza di tempo, non possiamo visitare.

Sun Yat-Sen è un famoso (?) cinese, quasi un padre della patria, del periodo in cui la Repubblica Cinese era agli albori e Nanchino ne faceva la parte del leone. Yat-Sen ha gettato le fondamenta per un sacco di principi base dello sviluppo economico/industriale del paese, incluso ad esempio il principio per cui le industrie di interesse generale devono essere statali e le altre private, o che le città si devono sviluppare al ritmo di enormi palazzoni-grattacielo pieni di appartamenti per tutti i cinesi. E ce ne vanno tanti, vi assicuro, di appartamenti, per TUTTI i cinesi. Così si può visitare il memoriale di Sun Yat-Sen con le sue idee migliori, la sua tomba, il suo immenso mausoleo con una lunghissima ripida scalinata per raggiungerlo, grandioso nelle proporzioni e nella prospettiva, con lo scorcio aperto sul fianco della collina fino su tutta la città ai suoi piedi.

La seconda attrazione del parco è il tempio di Linggu, buddista come tutti gli altri, oggi ricostruito ma fedelmente a quello antico famoso per non si sa bene cosa ( troppo cinese, troppo poco inglese) gradevole nei suoi cortili con le statue dei vari buddha, l'incenso che brucia e fuma, e l'immancabile pagoda (tutta in cemento nonostante il look molto tradizionale) dalla cui cima vi gode di una bella vista sulla città, nonostante la foschia.

Non sono i pochi sprazzi di pioggia a farci tornare in città, ancora in autobus per i soliti 10cent di biglietto, ma il tempo che scarseggia. Il nostro treno per Ychang (porta delle tre Gole sullo Yangtse) parte infatti alle 20.00 ed è il caso di arrivare con un po' di anticipo. In ogni caso ci sta ancora un giretto in città e approfittiamo del bus che ci scarica di fronte al palazzo Presidenziale di Nanchino, ex palazzo imperiale, sede del governo della repubblica cinese prima della rivoluzione culturale. Oggi è possibile visitare gli uffici di Chiang Kai-Shek, ultimo presidente famoso per aver resistito ai giapponesi (con tattiche devastanti per il popoplo cinese, come allagare le pianure facendo morire milioni di cinesi per formare l'avanzata giapponese) e poi rimosso, combattuto e infine sconfitto dal CPC (partito comunista cinese). Qui tutto è rimasto come all'ora, arredi compresi. Più interessanti i giardini intorno, curati e gradevoli, e il rifugio anti-aereo.

Una volta individuate la fermata, approfittiamo della moderna metropolitana per tornare in ostello, prendere i bagagli lasciati in deposito e arrivare con buon margine in stazione, abbastanza da passare i controlli di sicurezza e fare un po' di compere alimentari e una veloce cena in sala d'aspetto: stiamo per imbarcarci su un treno per ventidue ore, da Nanchino a Ychang passando per Zhengzhou secondo la filosofia dei treni cinesi che percorrono tragitti lunghisimi pur di collegare il maggior numero di stazioni possibili tra loro. Questo giro abbiamo trovato posto a sedere, hard seat. Siamo al tempo stesso emozionati per l'occasione di vedere tanta cina continentale dal finestrino e agitati, per via della notte mezza in bianco che ci aspetta e l'affollamento che già pregustiamo nella calca ressosa della sala d'aspetto prima dell'apertura delle porte.

Maggiori dettagli nella prossima puntata!