Shanghai

Cina, prima destinazione Shanghai. Solita partenza verso Est con Lufthansa, volo per Francoforte in serata e intercontinentale notturno a rincorrere l'alba. La solita precisione e attenzione di Lufthansa ci fa atterrare piacevolmente puntuali e impazienti all'aeroporto internazionale Pudong di Shanghai da cui ci allontaniamo sull'incredibile Maglev, il treno a levitazione magnetica che raggiunge i 430km/h sul tragitto aeroporto-città.

Che dire di Shanghai? dell'impatto con la Cina? La metropolitana è modernissima, pulitissima e tirata a lucido, così il vero impatto ci è risparmiato fino alla stazione del nostro ostello, che localiziamo grazie all'aiuto di un paio di gentili passanti. Provate voi, infatti, a orientarvi dopo essere emersi dalla metropolitana in una città dove tutto è scritto in caratteri cinesi.... in quale direzione dirigersi, quindi? Di qui o di la? Boh? Dilemma presto risolto, dopo aver provato tutti e quattro gli angoli dell'incrocio localiziamo l'ostello e facciamo il checkin. Non male, pulito, atmosfera accogliente e simpatica sistemazione - persino gli ombrelli gratis! del resto necessari visto il tempo perennemente da arca di Noè che ci attende per i pochi giorni del nostro soggiorno in questa città.

Il cielo, plumbeo, e la pioggia, che alterna sgrulloni di prima qualità a pioggerella (o forse solamente umidità eccessiva) ci accompagna imperterrita salvo qualche rara schiarita, ma daltronde siamo in stagione di monsoni per cui poco di cui stupirsi. L'umido è incredibilmente opprimente e quasi rende difficile respirare, sulle prime. Poco male, ci si rifugia nei centro commerciali, nella metro e si accende l'aria condizionata in ostello la notte. Tutto sommato, per qualche giorno, sopravviviamo anche se ci passa la fame, dall'umido.

Shanghai è stupefacente. Nella sua verticalità: non solo dei grattacieli del centro ma nei grattacieli-condimini che qui in Cina stanno spopolando: alte torri di trenta, cinquanta piani di appartamenti modernissimi, costruite o in costruzione, per dare un senso ai 17 milioni di abitanti di questa megalopoli che solo in cina non è troppo affollata. Suddividiamo la nostra visita su due giornate e per non perdere tempo ci mettiamo a girare la sera stessa del nostro arrivo. Fa da padrona Nanjing Road, la principale arteria del commercio e dei più lussuosi mall di Shanghai, fino al Bund, il lungo fiume da tutti descritto come la parte più affascinante della città, specialmente con il buio. Peccato però che la città si stia preparando all'expo del 2010 e tutto il bund sia un immenso cantiene senza soluzione di continuità e il famoso tunnel turistico per attraversare il fiume e arrivare nella zona di Pudong sia ina gibile. Poco male, una corsa in taxi molto economica e raggiungiamo anche i fantasmagorici grattacieli di Pudong, zona franca del commercio cinese, così alti da intercettare le nuvole basse nelle loro forme impegnative.

Shanghai è una città da girare di sera e di giorno. Di sera per ammirare le luci multicolori di Nanjing road, del Bund e della piazza del popolo, la gente che affolla la zona centrale, per essere abbordati dai venditori di orologi tarocchi e assaliti dai procacciatori di affari per le crociere turistiche e per altre amenità simili. Di giorno, per visitare quel poco che resta della concessione francese, riattata a prestigioso mall a cielo aperto, per perdersi tra le viuzze dell'unico rimasuglio della Shanghai antica con i suoi vicoletti e le mille bancarelle tradizionali, per visitare il museo d'arte e di storia (orari ridicolmente ridotti permettendo, a noi non hanno permesso) e per il giardino del Mandarino Yu, bell'esempio di arte cinese applicata ai giardini, che resiste agli assalti di orde di turisti soprattutto Giapponesi.

Noi visitiamo tutto quanto, ci appoggiamo persino alla metropolitana per toccare gli estremi maggiori nell'arco del tempo che ci siamo concessi. Rimaniamo affascinati dalle porte "rotonde" dei giardini, dalla ricercatezza di vialetti, rocce e ponticelli, e poi dal nostro primo tempio buddista: fasciato di una impalcatura di bambù! restiamo a gu ardare i cinesi che bruciano incensi e fanno tre buffi inchini alle varie statue dei buddha.

Tra gli sprazzi di cina, i sette "dont's" del parco che ci introducono alle prelibate raffinatezze del Chinglish (misto tra cinese e inglese), Zara che ha prezzi uguali a quelli italiani, se non più alti, la visita a un negozietto illegale di merce contraffatta, con la doppia porta "finto muro" dietro la

quale si trovano le repliche di alta qualità: orologi con quadrante in cristallo, cassa in acciaio e vero movimento automatico a bilanciere. Cerchiamo anche di sondare, per curiosità, il mercato del piccolo mobilio, ma benché ci siano pezzi interessanti siamo un po' perplessi sulla qualità dei materiali e sulla convenienza di una spedizione verso la vecchia Europa.

Rientriamo in ostello pure con il biglietto da visita di un "procacciatore" di merce contraffatta, casomai tornassimo di nuovo a Shanghai. L'ostello, forse un po' fuori dal centro ma comodo alla metro, è il La Tour youth hostel, economico (16€ per una doppia con aria condizionata) e dove il personale, cortese, parla un discreto inglese e offre parecchi servizi. Alcuni apprezzabili, come internet o gli ombrelli gratis in prestito, altri meno come i servizi di agenzia turistica che alla prova dei fatti si sono rivelati sconclusionati e inconcludenti, con tanto di guasto ai computer e all'intera rete elettrica al momento buono. E ' Cina anche questa, il paese dove il "no" non esiste, ma poi alla resa dei conti se non si può fare, non si può, e a poco contano le assicurazioni in senso contrario.