Portofino

Mattino, presto. Una giornata di festa scarsamente turistica e bigia - ancora non è primavera- nuvoloni scuri ma senza ombrello. Il treno ci scarica dove il mare si intuisce solamente, bloccato dalle case dipinte in quel modo unico e speciale della Liguria, e noi ci sospingiamo alla sua ricerca, giù per i gradini e verso il suono delle onde che si infrangono contro la massicciata.

Tornando al nostro mattino, non più così presto, ben farciti di focaccia cessiamo di vagare casualmente per Santa Margherita e iniziamo la salita verso Nozarego, Olmi e quindi Portofino. Allegri e di buona lena smarriamo immediatamente la retta via e ci troviamo a percorrere la carrozzabile, piuttosto che il sentiero. Pazienza, tuttavia, Nozarego è presto storia mentre ci addentriamo sempre più nei boschi, tra gli alberi, in mezzo alla natura plasmata dall'uomo in ripidi campi, colorate cascine con vista mare e curatissimi sentieri lastricati. Intorno a noi, un ambiente mistico sfumato nella foschia di una giornata piovosa, con qualche raro albero rosa in fiore a contrastare vigorosamente le tonalità ancora invernali della natura. Unico compagno un caprone con seguito di caprette e capretti che ci osserva curioso e ci lascia passare, bonario.

Ormai la nostra giornata volge al desinare ma, per fortuna, anche la nostra discesa, così da permetterci un meritato rifocillamento di focaccia presso la panetteria storica di Portofino dove il proprietario chiacchierone giustifica la giornata uggiosa regalandoci un frammento molto risicato di focaccia e la massima di vita è quando un genovese fa un regalo, allora piove. Tuttavia, evidentemente la quantità di focaccia dispensata è talmente minima da non costituire regalo: non piove più, infatti. Portofino è una piacevole meta, oggi, senza le orde di turisti. Su per il promontorio, verso il castello e il faro. Dietro, il mare. Davanti, il porticciolo. Oggi non ci sono yacht, solo qualche gabbiano e un guscio di noce a galleggiare sull'acqua grigio-azzurra.

La nostra via del ritorno ci porta fino a Paraggi e poi nuovamente su per i pendii boschivi attraverso terreni fortemente umanizzati ma con sobrietà: casali ristrutturati e non, stradine lastricate in pietra, qualche contadino all'opera.

Viene, alla fine, il tempo di riprendere il treno, con una veloce puntata a Rapallo per una breve visita al lungo mare, parco e concerto della banda cittadina, tra giovincelli tamarri liguri e qualche milanese sceso dalla pianura a bilanciare l'età media. Piacevole cittadina, di cui notiamo il nutrito passeggio da città più che da luogo di villeggiatura.

Alla prossima, Rapallo, ora il nostro treno ci aspetta ed è subito casa.