La notte tassametrata

storie e personaggi

La notte, entità che nell'immaginario collettivo spesso assume contorni quasi mitologici, essenza di una realtà antitetica a quella del mondo diurno. La notte, terreno urbano che cambia padrone, storie di bande di teppisti, rave sfrenati, gotiche avventure in un nero forzato sotto la penombra dei lampioni, luce gialla soffusa che illumina marciapiedi foschiosi e personaggi ambigui tra cabine del telefono e automobili, scure, che rallentano silenzione lungo il bordo della strada per far salire o scendere donne dai tacchi a spillo. La notte, fertile terreno per leggende metropolitane cresciute all'ombra di fantasie e sogni dando vita all'immaginazione della gente per bene che la notte dorme ma che non può scacciare dalla mente il desiderio di una vita diversa, una vita che può trovare sfogo solo nel mantello protettivo della notte e comunque troppo ardita se non per i sogni.

La notte, metaforico spazio di lavoro di esseri umani pazzi scatenari fuori di testa: i tassisti notturni, quelli che hanno dedicato vent'anni della propria vita a guidare esclusivamente dopo che la luna sorge a far compagnia ai semafori lampeggianti, quando si possono imboccare gli incroci deserti scalando la marcia e tirare i 180 all'ora sulla direttissima per l'aeroporto. Questi delinquenti stradali e notturni, spesso, sono solo in ardente attesa di un aggancio da parte del passeggero malcapitato per lanciarsi nella descrizione dei peggiori casi umani e di delinquenza a cui sono stati diretti testimoni nella lunga carriera tassametrati. Le storie di eroinomani oggi sono quasi sempre ricordi che sbiadiscono verso quell'area di memoria che si ammanta di seppia e dei bei vecchi tempi andati. Le storie fresche che scaldano animi e agitano pugni che, soprattutto a certe velocità, farebbero meglio a restare sui volanti riguardano due categorie differenti: immigrati dalla pelle scura e disabili prepotenti.

I primi, protagonisti di storie inverosimili e incomprensibili, associati quasi sempre alla puzza e la sporcizia incastrati loro malgrado in cliché vecchi e triti ma ancora fertili. Almeno, quasi sempre clienti solventi (in fondo, certe professioni notturne pagano dall'inizio dei tempi e in questo caso non parlo dei tassisti) memorabili più per le destinazioni assurde e gli abbigliamenti improbabili che altro.

I secondi, appellati coloritamente come sciancati deformi sfigati storpi disgraziati (ma in senso buono, capisce) figli di buona donna disgraziabili monchi e deficenti: approfittatori del benessere di tutti e tipicamente ingrati lavativi buoni solo a prendere per il culo l'onesto tassinaro rifiutandosi di pagare o offrendo inutili tagliandi di carta. Addirittura, un tassista, mi mostra due predelline di una carrozzina lasciate come garanzia mai soddisfatta per una corsa non pagata, a futura memoria di generazioni di tassinari fottuti, anche loro per una volta, da qualche poco onesto truffatore.