Ondaland

La giornata è una di quelle soleggiate, o meglio assolate, e promettetemperature estive, cioè quel caldo umido tipico della palude padana soprattutto in quelle zone di risaie per buona parte dell'anno sotto interi palmi d'acqua per crescere il riso. Niente di meglio, quindi, che affogare l'afa nell'acqua azzurra di una piscina godendosi l'ombra di un ombrellone, o il sole per chi più fortunata può permettersi di crogiolarsi come una lucertola su lettini ambiziosamente esposti al sole tutto il giorno.

Ci mettiamo presto in cammino per approfittare il più a lungo possibile della giornata e per sfruttare appieno il biglietto d'ingresso del parco acquatico, localizzato furbescamente tra risaie e campi di granturco in quel di Vercelli, graziosa e tranquilla cittadina di provincia decorata da chiese romaniche e un mercato che filtra in tutte le viuzze del centro, e Novara, cittadona un po' più cresciutella e con qualche pretesa in più. Nel mezzo, servita da una autolinea un po' approssimativa, come spesso sono le cose organizzate in provincia, di quelle autolinee con le fermate e gli orari mai ben definiti "tanto tutti sanno dove parte e a che ora" che punteggiano la campagna italiana, sorge il nostro parco acquatico dotato di tutte le solite amenità: una decina di scivoli da quelli dritti e veloci a quelli contorti e altrettanto adrenalinici, la piscina con delle onde invero piuttosto restie a farsi vedere, il circuito con la corrente pieno di bambinetti sguazzanti e cresciutelli prepotenti che giocano a ribaltare le ragazzine. Intorno, in attesa del proprio turno in cima agli scivoli, si può godere di una spaziosa vista dal bianco del monte Rosa al verde delle piante di grano turco.

Facciamo un passo indietro, tra stradine microscopiche e alte pareti di granoturco ai lati della corriera blu che corre verso la nostra meta. Invece dell'autoradio un rotondo e spelacchiato autista che parla con uno strano accento: accelera le parole e le mischia, bisogna ricostruire la frase partendo dall'inizio aggiungendo sillabe inghiottite. Gli argomenti, banali per lo più, restano un chiacchiericcio di sottofondo tra lui e altri abitudinari pendolari della linea. Noi, come stranieri, non facciamo molto testo perchè il parco acquatico ne attira tanti e i locali ci si sono romai abituati. Sarà sulla strada del ritorno che il nostro autista, curiosamente ritrovato sulla corsa serale, caricherà una pittoresca coppia nonna-nipote. La prima mancante di un dito dalla mano sinistra e il secondo evidentemente preso a modellino della TAV per la galleria tra i due denti davanti (mica mancanti, propio distanti). L'italiano ha sofferto per tutto il resto del viaggio, i verbi sono diventati opinioni, i riflessivi transitivi e i transitivi congiuntivi, quest'ultimi sono rimasti a casa per salvaguardare quel poco di dignità che potrebbero ancora avere. La signora, in poche parole, è stata scesa dall'autobus dall'autista perchè non è fino alla stazione ma rimessava due chilometri prima. Quindi, alle 19.30 perchè l'autobus delle 18.30 alle 18.40, ma i ragazzi eran li prima delle mezzora cioè 18.00 forse alle 19.10 verso Novara. Quindi, l'hanno scesa una prima volta per salirla su una corriera per Vercelli, che però l'ha scesa di nuova. E povera la creatura che comunque si è divertita alla piscina. Questi che conta si.

La piscina, così ribattezzata dalla nonna, è un parco acquatico dotatao di tutte le amenità prima elencate ma soprattutto occupato da migliaia di cavallette saltellanti e cacofoniche ma non del tipo, tradizionale, che vivacchia nei campi di grano, più o meno turco, bensi di quel genere che viene smollato la mattina ai preti deputati e scarrozzato per attività ricreativo socializzanti dell'Estate Ragazzi più vicina a casa. Così la mamma può tornare al lavoro in attesa delle ferie e il bimbo crese sano, socializzato e soprattutto torna a casa esausto e non rompe troppo i maroni ai poveri genitori.

Secondo questa ottica, quindi, il parco viene letteralmente preso d'assalto da centinaia se non migliaia di ragazzini più o meno rossi, più o meno urlanti. Fascia d'età tra i 7 e i 13 anni. Ragazzi se ne trovano anche un po' più grandi, diciamo tra i 14 e i 16 anni escludendo gli animatori, ma di ragazze poche tracce, se non un certo numero di tredicenni che cercano di fare le quindicenni, ma con piatti risultati. E' l'età.

Sfruttiamo la prima parte della mattinata, mentre le fiumane bimbesche lottano per un posto sui prati e si tuffano nelle prime piscine, per cominciare a ridiscendere scivoli. Partiamo da uno dei più ripidi e drastici, dopo di questo mi sento carico per provarli tutti almeno una volta, magari qualcuno anche due, ma la folla di cavallette ben presto ci rintuzza a bordo piscina in attesa degli altoparlanti che annunciano "l'oratorio di Santa Maria Madre Della Chiesa fuori dall'acqua per pranzo!". Al quarto annuncio simile, gli scivoli sono di nuovo nostri per altre due ore buone di discese e urli strappati senza fiato. Quelli più belli? quelli da fare in due, tenendosi vicini e urlando insieme.

Il pomeriggio trascorre tra la sensazione di essermi scottato le spalle e l'attesa dei nuovi annunci al microfono: "l'oratorio di Santissimi Giovanni e Claudio Impiccati Insieme fuori dall'acqua per il rientro!". Anche qui, dopo tre o quattro chiamate siamo di nuovo in pista per gli scivoli ma preferiamo deviare per un tranquillo giro nella piscina della corrente, finalmente quasi accessibile, mentre la scottatura sulle mie spalle inizia a dimostrarsi reale.

Il rientro a casa non presenta novità. L'interregionale da Milano ha il solito ritardo di quaranta minuti e quindi saliamo su un Intercity dove il controllore non ha il coraggio di farci pagare il supplemento, o forse è rimasto stregato dai begli occhi della ragazza che viaggia con me.

Resta una bella soddisfazione, un po' di stanchezza, e una bella bruciatura sulla spalle.