Pasqua in collina

Gita alternativa

Come meglio sfruttare una breve mezza giornata di bel tempo, cielo blu e temperatura mite, di quelle che compaiono quasi per caso in mezzo a un infilata di uggiose pioviginose giornate tipicamente piemontesi durante la primavera?

Per fortuna, al di la di quello che si è adusi pensare, il clima della primavera non è ne così piovoso ne così instabile da queste parti anzi a dirla tutta qui il clima è proprio l'opposto che instabile e se oggi piove domani pure, se oggi fa bello domani fa grigio. Insomma, una Pasqua di quelle normali all'apparenza: promessa di pic-nic bagnato per il lunedi tipicamente più sfortunato dell'anno (mentre tutti gli altri di solito sono benedetti da un sole solo sognato la domenica precedente), giornata adatta a poco altro che una gita in chiesa per vedere chi c'è e chi non c'è, o due vasche per le vie del centro. Invece, a sorpresa vanamente preannunciata da previsioni meteo di dubbia credibilità, ci si è presentata una giornata adatta a smaltire il pranzo pasquale con una passeggiata.

Debitamente schifate le più tradizionali mete da giornata di festa come giro in centro passeggiata sul lungofiume, su-e-giù per i soliti viali del solito parco, trascinamento dei piedi nella calca delle vie più "in", decidiamo di puntare su per la collina così vicina e al tempo stesso sconosciuta, meta tipicamente sofferente per lo scarso parcheggio nei punti panoramici e le stradine strette, decidiamo di affrontarla con spirito più bucolico e due paia di scarponcini ai piedi.

Dalla "Madonna del Pilone" una ripida stretta e tortuosa stradina ci conduce in poco tempo lasciandoci il traffico alle spalle a salire tra case tranquille riparate, ville punteggiate di cappelle ottocentesche e cagnoloni più o meno grossi, più o meno bianchi, che abbaiano dietro cancelli e grate. Tutto intorno uccelli felici della stagione entrante e un po' più lontano addirittura suoni di mucche, brevi lampi di un'altra epoca, sembrano fuori posto.

Salendo sempre più la strada, perfettamente deserta se non fosse per noi, ci regala piacevoli vedute sui valloncelli collinari che si sciolgono sotto di noi, cosparsi in misura ancora ragionevole di ville e casette. Dopo un fangoso intermezzo tra due strade asfaltate sbuchiamo sui prati verdi e gialli di fiori primaverili proprio sotto l'Eremo, antico convento con annessa fontana secca dove riprendiamo contatto con la civiltà impazzita per la festività in corso e il cielo blu improvviso.

Folla, traffico, gente che impreca per un posto conteso. Noi indifferenti al tutto continuiamo la passeggiata e la chiacchierata con un amico nel frattempo raccolto per strada, giungiamo alla meta evidentemente principe di questa pasqua e ci facciamo largo a bracciate tra la folla che intasa il piazzale sotto il ventenniale "faro della vittoria", lottando per un gradino dove sederci a godere di qualche raggio di sole.

Il rientro in città è veloce e semplice, una lunga discesa per boschi prati e strada mentre davanti a noi un sole rosso di tramonto delinea i profili scuri e imponenti delle montagne.