Le Olimpiadi

Il torinese è una bestia strana, rara anzi visto che trovarne uno D.O.C. dopo le migrazioni della scorsa generazione è pressocchè impossibile.In questi giorni, comunque, gli esemplari più o meno edulcorati da rami parentali extra-piemontesi, si possono suddividere in due diverse categorie: da un lato ci sono quelli entusiasti delle olimpiadi, che hanno magari pure preso ferie per passare la giornata in centro a osservare i turisti; dall'altra quegli stupiti e perplessi dalla inusuale massa di gente che affolla strade, piazze, musei e mezzi ubblici augurandosi, sotto sotto, che ripartano presto per far tornare la città al suo solito tran-tram (bus, e da poco anche metro).

In effetti la città è colma di gente, girare per le vie del centro significa imbattersi continuamente in branchi di ragazzi inglesi, grumi di signore americane dall'età imprecisabilmente avanzata, turisti tedeschi sparpagliati e in generale gruppi di nord europeri dall'aria bionda e alta. Anche la città può essere suddivisa in due parti: il centro, tra c.so Vittorio, il po, c.so Regina e Porta Susa che rigurgita di gente a ogni ora del giorno e della notte, dove barucci e negozietti hanno adeguato i prezzi alle aspettative tipiche di questo genere di eventi. Poi c'è tutto il resto della città dove banali cittadini combattono con soliti problemi, certo poco toccati dalla kermesse multicolore in atto oltre la loro casa-bottega quotidiana e, al massimo, si possono trovare solo i prezzi degni di turisti, ma senza i turisti.

Ma, ora, tornando alla Torino delle olimpiadi e della fama mondiale (a breve scadenza, invero) non si può non parlarne senza decantare le sue piazze perchè soprattutto loro, eleganti buchi nel tessuto urbanistico, diventano stupenda scenografia, distinta ed elegande ma sorpattutto viva e dinamica, per gli eventi che si susseguono.

C'è piazza San Carlo, maestosa e regale con i sampietrini nuovi di zecca, il suo megadschermo davanti al cavallo e una folla perenne di gente che si gode le gare trasmesse in diretta e gli americani dal cappellone largo che visitano le installazioni dell'NBC, poco lontane.

Piazza Vittorio, con i suoi eterni lavori in corso che hanno sconfitto perfino le olimpiadi permanendo visibili e grossolani ancora oggi, che tutti gli altri cantieri sono spariti chissà dove. Ciò che resta è un grosso e squallido parcheggio a cielo aperto però impreziosito dall'Olympic Store dove vendono magliette e para orecchie imbottiti come fossero diamandi, soprattutto per il prezzo, a code infinite di gente disposta a strapagare ammennicoli con una mole azzurra come logo.

Piazza Castello, rinominata per l'occasione Medal Plaza, ogni sera si anima di fuochi d'artificio, medaglie e nomi d'eccezione come Conte, Morandi, Lou Reed, Nek, Bocelli, per grandi concerti gratuiti che però, strana ironia, diventano inaccessibili per la difficoltà a reperire i biglietti e la ressa ai cancelli, coadiuvata da controlli degni di un aeroporto di New York il 12 settembre 2001.

Piazza Carlo Alberto, finalmente riportata ai suioi fasti dopo la fine dei restauri all'elegante palazzo Carignagno, dove hanno eretto dei dubbi muretti decorativi che emettono fumi rossi tra cui i turisti si perdono cercando inquadrature ad effetto mentre la foschia artificiale avvolge la piazza e la gente sotto gli occhi perplessi di qualche torinese di li passante.

Piazza Solferino, già stucchevolmente riempita dai due giganteschi gianduiotti-espositivi, oggi sede degli sponsor dalla coda perenne per cercare di accaparrarsi una penna della CocaCola o un cappellino di qualche altro grande (si fa per dire) nome.

Poi ci sono le tante piazzette minori: piazza Carlina, Bodoni, Valdo Fusi, Balbo, dove ci si può ritirare al riparo dalla folla per godere di una torino più tipica, più rilassata e riservata. Dove si può respirare l'aria festosa senza beccarsi gomitate nei fianchi mentre si cerca di avanzare sotto i portici di una via Roma intasata come mai, nemmeno nei migliori sabati sera, si vide in città.