Viaggio verso Nord

Viaggio in treno. Il vagone di prima classe è uno di quelli nuovi, a corridoio, senza l'intimità dei vecchi scompartimenti che invogliava i compagni di sventura a condividere anche le chiacchiere oltre ai ritardi. Un lungo corridoio di prima classe, quindi, pieno di gente. C'è chi legge, una rivista, un libro o una qualche guida per diventare un bravo degustatore di vini. C'è chi ascolta musica, un paio di cuffie nelle orecchie e un lettore MP3 alla moda nascosto, microscopico, in qualche tasca dei jeans attillati. C'è chi dorme, la guancia appoggiata di lato sul poggiatesta e il corpo più o meno scomposto abbandonato sul sedile un po' come capita e gli occhi chiusi a cercare invano di addormentarsi. C'è chi telefona, magari svegliandosi di soprassalto con una tasca che vibra e un braccio che scatta verso il "pronto, sono in treno". Illusi, presto inizieranno le gallerie!

C'è chi gioca con qualche apparecchio tecnologico. Una ragazzina che diciotto anni li ha compiuti solo nei suoi desideri, incappucciata di bianco con più tessuto sopra le testa che intorno all'ombelico, ha un cellulare di quelli che prendono pure MTV in mano e ne guarda il display, pigiando ogni tanto qualche tasto. Forse sta facendo foto a tutto lo scompartimento o forse gioca a qualche tamagochi più evoluto, dove devi far diventare velina il tuo pupetto.

Sopra le teste una fila di borse e borsoni tradiscono i pendolari di lunga tratta che tornano a casa per il weekend, studenti fuori sede e lavoratori sbatacchiati. Fuori, la toscana scorre via trasformandosi chilometro dopo chilometro in liguria tra appennini nemmeno più imbiancati e paeselli dall'aria mesta spalmata sul terreno ondulato. Presto il treno inizierà ad arrampicarsi verso paeselli affastellati su pendii troppo ripidi, si imbucherà in una sequela di gallerie scure trasformando il mondo fuori in una serie di flash di mare e azzurro intervallata dalla riga bianca che sale e scende disegnata sul fianco della galleria.

La Spezia corre intorno al treno. Rallenta, e si ferma. La stazione è uguale a tante altre, binari paralleli e tettoie lunghe, gente in piedi aspettando il ritardo, solito, del treno e un cartello blu che annuncia il nome della fermata. Spezia.

Tra un flash e l'altro di mare, case appese su scogliere verticali, spuma bianca contro rocce aguzze, una distesa azzurra increspata solo per finta. Spiaggette deserte piene di sabbia e stazioni balneari rosse e blu, chiuse. In alto, un sole basso degno di un inverno a metà.

Chiavari, il mare è un po' più arrabbiato, aggredisce il bordo della terra ferma con più energia, quasi cattiveria, ma controllata. Un lungo molo e una frenata sono il benvenuto di una città costiera un po' anonima, palazzi gialli alti, auto parcheggiate e un'aria rilassata.

Genova, con le sue due stazioni tra una galleria e l'altra, palazzi abbarbicati a palazzi, finte facciate disegnate tanto care alla liguria. Genova chiamata Vecchia Signora da qualche cantante. O forse era Lisbona.

Poi c'è l'infinita valle Scrivia. Lunga e gelida, spesso coperta di neve anche quando il resto del Piemonte è pulito. Ronco e Arquata passano veloci, nemmeno degne di una sosta, se pur breve. Il treno corre, ancora sempre gallerie, sbucando ogni tanto su paeselli dai campanili quasi francesi e, per fortuna, ancora vergini dai palazzoni moderni. La Liguria è già praticamente un ricordo, il panorama è diverso: più austero, meno colorato, il mare è sparito e restano solo le montagne dentro cui il treno si infila e non ne esce mai.

La pianura padana. Vasta, piatta, bianca. Tre binari che corrono paralleli, una infilata di pali elettrici senza fine, intorno campi e prati, alberi e torrenti. Alessandria, una serie di palazzoni da squallida periferia urbana con i balconi tappati da orrende tende bianche e verdi, di plastica e tessuto, accoglie il treno mostrando chiaramente il segno distintivo della civiltà urbanizzata. La stazione, grande, aspetta con le solite tettoie, i binari paralleli, le macchinette distributrici di panini e bibite.

Asti, ultima tappa di questo viaggio, ormai significa che la meta è vicina. La pianura ha lasciato il posto a una aggraziata ondulatura di campi e boschetti, dove macchie di neve qua e la ricordano la destinazione olimpica che il treno, a breve, raggiungerà. Asti, un'ultima corsa diritta e veloce prima di arrivare, l'ultimo tratto di Piemonte da percorrere per oggi, e poi ci saranno solo più due occhi azzurri da guardare e due labbra da baciare.