Capodanno in Liguria
Genova, Camogli e Portofino
Anno nuovo, lunga vita. Così tra fatti e eventi nuovi che paiono vecchi, cose dell'altro secolo riportate ai goirni d'oggi, e sentimenti nuovi ma vecchi di millenni un altro anno si è trovato di fronte al muro di petardi e scoppi che segna l'ora di voltar pagina facendo si che tutto resti come prima anche in un anno nuovo si ma che tuttavia gira sempre intorno allo stesso sole.
Sole scarso, celo grigio, pioggerella uggiosa, insicura e il mare che rosicchia la costa davanti a noi; così un modo più tranquillo e intenso ma non meno vivo e ricco per veder passare il punto di svolta insignificante tra anno vecchio e anno nuovo.
Lanciati su Genova, città tirchia perlomeno di spazio tra le viuzze minime del centro storico intralciate da impalcature e sbarrate da grate, piene di gente dedita alle ultime spese prima del cenone a un passo da overdose di grassi e spumante. Lungo i portici che costeggiano il porto vecchio troviamo un piccolo negozietto di quelli all'antica gestiti da marito e moglie, principale mercanzia frutta secca di cui facciamo scorta: albicocche, fichi e ananas si trasferiscono per pochi euro dal bancone della gentile coppia nelle nostre tasche, e poi via in giro tra i moli e le barche a vela a motore bianche e grige, poche colorate, piccole e ben tenute, grandi e miliardarie fingendoci possessori di scafo per poter girare in libertà nell'area altrimenti riservata.
Il tempo, indifferente, ci elargisce sprazzi di pioggierella leggera di quelle che ti prende in giro tra bagno non bagno e tu sei li a tirare su e giù il cappuccio sbuffando nell'umido del pomeriggio. Dopo una ingorda scorpacciata di ottima focaccia genovese, sottile e al formaggio, ripercorriamo i vicoli del centro sui nostri passi alla ricerca della stazione per puntare verso il nostro albergo che ci aspetta a Camogli, e un po' più in la verso l'anno nuovo.
Camogli, sonnolento paesello della costa ligure, ci accoglie ancora immerso in un torpore da quiete prima della tempesta mentre facciamo in tempo a procurarci un nuovo round di focaccia, questa volta camogliese ma sempre al formaggio, che sarà nostra cena assieme a dolci genovesi e mele nostrane.
La serata si annuncia smorta con un ragazzotto che svogliatamente getta petardi accesi dal parapetto giù in spiaggia riempiendo con i botti un senso di malinconia crescente. Dietro l'angolo un palco un po' nascosto occupa una parte del lungo mare con decibel che inneggiano al divertimento e all'allegria trovando un gruppetto sparuto di gente che di giovane ha solo la media dell'età tra nonni e nipotini e una coppia di bambine che ballano un walzer a tempo di lambada.
In lontananza sul mare scuro le luci di Genova che si specchiano sulle nuvole punteggiate dal faro e dietro di noi la collina ligure, moderno albero di natale illuminato da tutte le case abbarbicate ogni dove.
La mezzanotte batte, il 2005 scappa e il 2006 pianta i piedi per i prossimi dodici mesi, ma i fuochi d'artificio sono in ritardo e i petardi continuano costanti traaformando la sonnolenta Camogli in un terreno di battaglia con fucilate che vengono dalla spiaggia e altre che riecheggiano nelle strette vie storiche. Io abbraccio il mio sole e mi perdo nella sua bocca, tra i suoi occhi, felice con il mare che risciacqua in basso e le luci dei fuochi d'artificio, ritardatari, in alto.
La mattina dopo, sveglia presto quanto concede la notte precedente, e poi gambe in spalla sui sentieri per Portofino. Il tempo, ancora impietoso, ci regala nebbie e pioggierella per la maggior parte del percorso ma il cuore è caldo per cui le difficoltà spariscono. Non così disgraziatamente il fango sul sentiero, e le scarpe poco adatte di impediscono una discesa per San Fruttuoso, ma Portofino è li pronta per accoglierci e farci gustare la terza tranche di focaccia al formaggio, Portofinese questa volta, prima di un lungo ritorno fino a S. Margherita paese snob ma dotato di stazione del treno che ci riporta, incredibilmente puntuale, fino a casa per continuare questo nuovo anno un po' più felici, un po' più contenti con un po' di ricchezza in più nel cuore.