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Giornata quasi palindroma, oggi, se pensiamo che sia il 8/10/8, che iniziamo prontamente all'alba con una passeggiata attorno al motu, lungo il bordo dell'oceano e della laguna assieme a Tiki e Milki, per prepararci alla visita della ferme perlier qui vicina. Una volta l'allevamento delle perle era decisamente l'attività più redditizia e "trainante" dell'isola, ma oggi pultroppo i tempi sono cupi sia a causa della crisi che di un generale aumento della concorrenza mondiale. Oggi restano solo due o tre allevamenti che fanno un buon profitto, mentre l'altra decina dell'isola a stento riescono a sopravvivere.

Noi siamo fortunati, perché Alain nelle sue peregrinazioni in giro per le isole ha lavorato per parecchio tempo proprio in questo allevamento di perle e così, oltre a conoscere tutti può raccontarci tutto quanto con diretta cognizione di causa. Un lavoratore del ramo, diciamo un operaio normale, guadagna circa 120.000xpf al mese (circa 1000 euro), da cui bisogna detrarne circa 40.000 per il vitto (pagato al proprietario dell'allevamento, lo stesso che gli da la paga), circa 12.000 per il trasporto volendo andare al villaggio un paio di volte al mese, e ancora circa 4.000 al mese per la corrente elettrica. Ciò che resta, conti presto fatti, è una discreta miseria per un lavoro molto faticoso e logorante che inizia alle 6 del mattino e finisce oltre le sei di sera, cinque giorni su sette, senza la minima possibilità di svago, né ferie. Il lavoro stesso è duro: fuori in acqua a tirare su e giù le reti cariche di ostriche e incrostazioni coralline, dentro con i piedi nella melma salata e le mani che manovrano lame affilatissime, viscide e bagnate in un ambiente male illuminato e poco salubre. Solo i "grafeur" si distinguono: cinesi e ben vestiti, in mezzo agli operai tutti sporchi, prendono una ad una le ostriche ripulite e le socchiudono incidendo la tasca porta perla e inserendo al loro interno la matrice e il reattivo che, sopo il giusto tempo, genererà una bella perla nera perfetta.

Anche i numeri del lavoro sono impietosi: dalla nascita di una ostrica ci vogliono circa 5 o sei anni perché sia pronta a produrre, quando può subire l'inserimento della matrice. Di tutte, solo il 40% produrrà una perla, le altre moriranno o semplicemente espelleranno la matrice. Solo il 10% di ostriche produce perle di valore commerciale, le altre si vendono a peso in sacchetti di qualche chilo: si capisce la precarietà economica dell'intero business.

Su tutto questo discorso si inserisce il proprietario della ferme che sfrutta biecamente i suoi operai: una decina circa, isolati su un motu a mezz'ora almeno di barca dal villaggio (dove, comunque, c'è solo una scuola, un ufficio postale e un negozio), costretti a comprare il cibo da lui e pagargli la corrente elttrica prodotta dai pannelli solari. Inoltre, un trasferimento al paese in barca glielo fa costare tre volte più caro di quanto lo paghiamo noi turisti. Solitamente, dice Alain, questa gente resiste dai sei mesi a un anno prima di cambiare mestiere o tentare la fortuna su un'isola diversa.

Per pranzo un meraviglioso pollo ruspante fumé di Edmond che ci saluta molto affettuosamente. Piccolo intermezzo di panico, causato dalla presunta perdita del passaporto, quasi subito ritrovato (sarà stato un tentativo di ritardare la partenza?) e poi ci rechiamo in aeroporto per raggiungere nuovamente Papeete, non senza il dovuto scalo tecnico intermedio a Rangiroa per rifornimento carburante. A questo punto non ci resta che attendere lunghissime ore per far arrivare l'una di notte, ora prevista per l'imbarco sul volo LAN834 Papeete - Hanga Roa (Isla de Pasqua, Chile) - Santiago (Chile): cinque ore di volo, quattro di fuso orario.

Tenendo conto che per le scorse due settimane non siamo mai andati a nanna più tardi delle otto di sera, aspettare l'una è quasi proibitivo... ma l'eccitazione per l'avvicinarsi della parte più emozionante di tutto il nostro viaggio, la visita alla lontanissima e mitica Isola di Pasqua, riesce a tenerci svegli!

A presto, dunque, in un altro continente: l'america del sud! (ok, ok, almeno politicamente parlando, essendo Rapa Nui ancora parte della polinesia).

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