07/lug/05

Quotidianità

Sembra che il mio futuro prossimo si stia definendo, con un nuovo progetto che dovrebbe portarmi nella direzione del software per sistemi di controllo di volo. Se il progetto va in porto questo dovrebbe tenermi impegnato per tutto il prossimo anno e chissà che non ci scappi anche qualche trasferta in medio oriente visto che il consorzio è Israeliano. Come funziona la psiche umana? Quale è la forza della quotidianità? Quale è il rischio di rimanere inchiodati, schiacciati, dalla routine di tutti i giorni senza la forza di uscirne? Credo che sia la tendenza dell'essere umano di trovare il proprio posto nella società che lo circonda, soprattutto a livello micro nella vita giorno dopo giorno, con la gente che frequentiamo sul lavoro, con le cose che facciamo. Io faccio fatica a essere metodico e preciso, ma dopo meno di un anno di lavoro mi trovavo a percorrere tutte le mattine la stessa strada alla stessa ora, fare le stesse piccole azioni quotidiane secondo la stessa routine giorno dopo giorno. E' questo quello che fa scappare via il tempo, che fa scorrere i mesi come fossero giorni e le giornate come se fossere tutte uguali tra loro, è il nostro atteggiamento mentale che ci inchioda all'oggi rendendo il domani uguale a ieri.

Ma quanto possiamo veramente fuggire, evitare che questo accada? Quale è il vero ostacolo da superare? Siamo noi stessi o sono i limiti che ci sono imposti dall'esterno? Quanti di questi vincoli esterni esistono solo nella nostra testa? Quando mi è stato proposto questo lavoro sul C-130J fino alla mia partenza per Pisa è sempre stato presente nei recessi della mia testa la paura di rompere la routine, di cambiare tutte le proprie abitudini di punto in bianco. Non sto parlando di una paura razionale e ragionata ma di una sensazione di pancia, di quelle che ti colpiscono quando ti siedi alla scrivania per cercare il volo aereo, quando ti rigiri nel letto in quell'impalpabile momento che passa tra la sonnolenza e il sonno.

Rompere quella routine è stata la miglior cosa che mi sia capitata negli ultimi due anni (un paio di persone a me molto care devono perdonarmi queste parole), mi ha risvegliato, mi ha reso più consapevole della vita che scorre e del tempo che passa, non inesorabilmente ma consapevolmente.