28/giu/05

Hot hot hOOters

Oggi è il 28 giugno, tra poco più di un mese la nostra attività qui volgerà al termine. Entro poche settimane, dovremo lasciare la casa, il posto, l'ufficio. Poche decine di giorni e questo strano sfigato gruppo di italiani sbarellati all'estero lanciati alla cieca verso quattro mesi di abbandono da parte dell'azienza madre, si sbrindellerà rapidamente verso le varie destinazioni. Napoli, Torino, Livorno (o Parigi? o Capo Verde? Testina cambierà altre tre volte idea).

Quattro mesi dopo che l'azienda ci ha imbarcato su questa esperienza dandoci una pacca sulla spalla e un augurio a rivederci al più presto (più, fortunatamente, un'adeguata cifra per il vitto l'alloggio e i trasporti), ritorneremo a casa come vincitori. Probabilmente vincitori di una qualche riffa da sottoscala di condominio alverare periferico in qualche metropoli sovraffollata dell'est Europa o, peggio, qualche baraccopoli del terzo mondo tra bambini stereotipicamente neri vestiti di stracci devoluti da bambini grassottelli europei in beneficenza perchè bisogna essere caritatevoli.

Primo premio? una cura per lo stress causato da Testina, malattia professionale ormai riconosciuta dai medici nei due continenti. Unico campo della medicina in cui i dottori italiani sono più avanti dei dottori americani per sovrabbondanza di casi umani da studiare. Gli americani ci supereranno presto vista la strage di soggetti che testina sta compiendo qui e notori abbondanti finanziamenti privati di cui il settore medico USA gode.

Lo stile di vita americano sta diventando routine, per cui quasi non mi sembra il caso di riportare notizia del nostro pranzo di oggi, in cui ci siamo recati per la nostra terza volta a lasciar cadere innocentemente occhi e sguardi su didietri prominenti e didavanti balconanti appartenenti alle procaci cameriere di Hooters, cercando di imitare quelle due OO che nel logo "hOOters" sono occhi di gufo ruotanti in tutte le direzioni ammesse dalla fisica spicciola quotidiana (http://www.hooters.com).

Punto focale della seduta di osservazione, pardon del pranzo, è stata la assurda portata di ali di pollo piccanti (hot chicken wings), presi da un raptus folle e poco lungimirante ne abbiamo ordinate ben cinquanta per quattro bocche. Quando negli USA dicono "hot" intendono piccante, e usano una scala per definire "quanto" piccante che va da "mild" a "hot" e prosegue con "triple hot" e arriva fino a "911", che è il numero telefonico delle emergenze, il 118 italiano per capirci. Pensate forse che esistendo ben altri due gradi maggiori di "hot" quest'ultimo fosse accessibile a un palato non foderato di amianto? Abbiamo scoperto di no e allo stesso tempo abbiamo benedetto i free refil (cioè ti riempiono il bicchiere gratis) di coca-cola necessario per proseguire boccone dopo boccone la nostra fatica sulla tenera carne impanata delle ali fritte. Invece di scioglersi in bocca, scioglievano la bocca.

E abbiamo pure pagato caro.