13/giu/05

Paesi fantasma

Sto passando gli ultimi giorni a leggere avidamente le varie guide che ho acquistato sul New Mexico, Arizona e Utah per pianificare le ferie. Sto dedicando soprattutto attenzione ai percorsi secondari e ai paesi al di fuori dei giri turistici tradizionali per cercare di assaporare un po' di originalità non contaminata, e mi imbatto continuamente in paeselli dalla storia emblematica, quasi simbolo della cultura americana.

Paeselli oggi microscopici, nati un secolo fa come stazioni di destinazione di linee ferroviarie oggi non più nemmeno esistenti, uccise dall'automobile, paeselli nati e cresciuti in pochi mesi seguendo il flusso di lavoratori della ferrovia e degli operai che piazzavano i binari, quindi altrettanto frettolosamente morti quando la ferrovia apparentemente inarrestabile ripartiva alla volta di una nuova destinazione sempre più vicina alla costa ovest, nella sua lunga corsa al progresso cioè all'eliminazione definitiva dei nativi americani e al dilagare dei coloni che rifuggivano dall'est verso occidente alla ricerca della terra promessa.

Quegli stessi paeselli che mezzo secolo dopo sono rinati quando il programma federale delle highways costruì la fitta rete di strade asfaltate (oggi chiamate highways) che doveva traghettare gli USA nel futuro, sempre alla rincorsa del progresso, e che venti anni fa sono nuovamente morti decaduti nel collasso economico e abbandonati per la seconda volta quando le highway sono state soppiantate dalle moderne e veloci freeway a quattro, sei e otto corsie che interconnettono le città e snobbano i paeselli.

Il progresso di un paese attraverso le sue vie di comunicazione: ferrovia prima, strade a due corsie dopo, grandi autostrade a tante corsie oggi.

Alcuni di questi paeselli oggi rifioriscono una terza volta seguendo il business del turismo o sperano di rifiorire valorizzando quel poco che hanno per attirare turisti, e finendo inevitabilmente col farsi violenza a suon di motel economici e distributori di benzina, ultimo rifugio di molti buchi chiamati paese che nulla hanno da offrire al turista di passaggio se non un pieno di benzina e una notte a pochi dollari.

Cicli economici che vanno e vengono a cui famiglie e interi paesi si legano, comunità la cui sussistenza si basa sul progresso che prima o poi viene soppiantato da un progresso più progresso di quello vecchio, e che quindi sono costrette a dissolversi. Nel solo New Mexico ho contato tanti paeselli fantasma, cioè completamente abbandonati oggi, un tempo fiorenti centri di commercio o di transito. Chi in Italia può permettersi di rispondere, alla domanda dove sei nato: in un paese che non esiste più, in una cittadina che oggi è in rovina?

Testina! è un po' che non ne parlo più, è ora di rimediare. Venerdi scorso sono arrivati sua moglie e suo figlio, domenica pomeriggio siamo andati a bocceggiare al Piedmont Park di Atlanta e la sera tutti quanti insieme a cena a un risotrante messicano. Basti dire che il figlio dodicenne è il più maturo dei due. Il figlio si ferma per strada a fare le foto alle macchine "fighe", il padre pure ma invece di una come fa il figlio ne scatta almeno sei, comprese ben quattro ai cerchioni!

Il figlio decide cosa vuole mangiare, se lo ricorda, e lo dice al cameriere. Il padre ci pensa per due ore, decide, si dimentica cosa ha deciso quando arriva il cameriere e ricomincia a decidere mettendoci altre due ore con il cameriere in attesa a mo di gufo dietro le spalle che cerca di non mostrare fretta.

Il figlio parla inglese meglio del padre, anche dopo due mesi di america (il padre...).

Insomma basta, era giusto per chiarire il quadro della situazione.