02/mag/05

Redneck

Da un paio di giorni stiamo osservando un gruppo di operai americani che stannoj facendo i test funzionali del sistema carrello di un C-130J per il corpo dei Marines.

Le relazioni tra noi italiani e questi operai sono interessanti e si impara un sacco.

Oggi Jerry, il capo del gruppo, mi ha insegnato l'espressione slang "my giveadam is busted" che pressappoco vuole dire "oggi mi sono rotto il cazzo"...

Jerry è un massiccio operaio di cinquantanove anni dalla pelle spessa e mani callose. Parla come se avesse una presa di tabacco enorme sotto il labbro, quasi incomprensibile riempie le parole arrotolandole e si diverte a prendere in giro il nostro collega B. prendendolo per "city boy".

Nel suo mondo esistono due categorie di persone: i redneck come lui e come i suoi compagni di squadra (tutti in vietnam più o meno insieme..) e i city boy come noi. Con una serie di domande mirate e estrapolando le parole delle sue risposte si capisce che un redneck è un ragazzo di campagna, con il collo rosso sotto il sole i jeans e le scarpe da lavoro. Un city boy invece è un ragazzo di città, dalla pelle liscia e bianca e con le scarpe scamosciate.

Ci mostra con orgoglio le sue scarpe (vecchie di quattro anni!) e indica con derisione le scarpe alla moda del nostro collega.

Jerry ci mostra con orgoglio la sua casa di redneck pensionando, una enorme abitazione costruita a circa 90km da Atlanta in mezzo al Cloudland Canyon su 58 acri di terreno ci racconta dei tacchini che cattura lui stesso uccidendoli con l'arco e che poi si cucina, ci racconta delle giornate che si vivrà tra tre anni quando potrà andare in pensione, a 62 anni, che potrebbe lavorare ancora fino a 67 ma non esistono soldi che potrebbero farlo rimanere al lavoro fino a quell'età.

Dan invece, mentre siamo nel cockpit dove lui tira su e giù i carrelli dell'aereo in base a quello che Jerry da fuori gli dice, ci racconta di come avrebbe voluto andare all'università ma tra Vietnam e lavoro alla Lockheed non sia mai riuscito a proseguire negli studi. Mentre un paio di altri operai anziani montano gli H.U.D. nell'abitacolo ci rende partecipi dell'orgoglio con cui lavora su un aereo che considera il migliore del mondo. Ci dice che hanno provato a spostare lui e tutta la sua squadra sulle linee di produzione degli F-22 Raptor ma non hanno voluto... spostarli dal C-130J a un aereo da caccia! Quale offesa! Disponibile e dalla chiacchiera facile ben presto ci consiglia posti da visitare e ristoranti campagnoli da spazzolare.

Verso le 11.30 ci dirigiamo verso la caffetteria per il solito pranzo antelucano, consapevoli di portarci appresso un pezzo di vite e di storie comuni e significative, storie vissute di persone che rappresentano una cultura, un modo di vivere sulle cui divergenze e affinità ci sarebbe molto da riflettere.

Un altro giorno è passato.