Seattle

weekend a Seattle, sabato

Dopo un pò di fatica e prove, grazie alla carta di credito ho potuto chiamare la nonna in Italia. Questa sera sono a Seattle ospite di Daniela, la sorella del marito della figlia della mia madrina, che lavora qui per l'università. Questa sera siamo andati a cena in un posto chiamato Blue Water Bistro, molto carino con una bella vista su uno dei laghi di Seattle (Lake Union) e ho mangiato per la prima volta davvero bene: una ottima insalata con blue cheese e pere e un bel pezzo di salmone. Con noi sono venuti (o meglio bisognerebbe dire che siamo andati noi con) due amici di Daniela: Marc, francese, e Julio un americano di origini messicane.

Questa mattina Bonnie e Jack mi hanno accompagnato fino a Seattle; siamo passati dal traghetto di Bainbridge Island e così abbiamo potuto godere della bella vista su Seattle downtown, cioè tutta la linea dei grattacieli e dello Space Needle caratteristica torre con cappello in cima di Seattle. Siamo andati a trovare un certo Mark, un amico di Jack che lavora per la Microsoft e che sembra essere un tipo decisamente particolare, interessante. Ci siamo scambiati le email casomai in futuro un simile contatto possa essere utile. Mark è alto, magro, ha vissuto tredici anni in Svizzera e parla un inglese molto più da film come tipo di gergo rispetto ai miei due ospiti.

Siamo andati a mangiare un grosso cheesburgher con una montagna di patatine fritte, molto grosse anche loro. Le cameriere di quel locale, come quelle del Blue Water, sono davvero molto carine: quasi quasi vale la pena di trasferirsi da queste parti. Mi piace l'ambiente umano di Seattle, mi sono fermato per una mezzora a un incrocio in attesa di Daniela e ho fatto due incontri molto curiosi. Prima un signore leggermente di colore di nome Eliah mi ha visto fare una foto e mi ha attaccato discorso, abbiamo chiacchierato un pò di viaggi e dell'america. Subito dopo un curioso giamaicano mi ha messo in mano un pezzo di carta e ha iniziato una valanga di parole in un inglese misto a portoghese cercando di convincermi della necessità di credere in Gesu Cristo nostro unico salvatore. La parte più sorprendente è come sapesse aprire a colpo sicuro la bibbia e citare a memoria versetti, ne avrà citati almeno una ventina. Non mi ha chiesto nemmeno un penny, cosa mai vista in Italia dose chi ti ferma per strada vuole sempre soldi, o firme. E soprattutto incredibile dopo quindici minuti di sermone gratuito!

Prima, ho girato il Pike Place Market che è un vecchio edificio a ponte tra la 1st street e l'Alaskan Way (il lungo mare o come dicono qui waterfront). La parola antico edificio sembra sempre fuori luogo da queste parti.E' su quattro piani pieno di negozietti molto particolari: c'è il negozio che vende pezzi di cultura indiana e inuit, il negozio dove fanno volare i pesci (i garzoni lanciano anche per decine di metri i pesci ai clienti), c'è il negozio di magia che vende dai libri di trucchi agli scherzi di carnevale, e poi ci sono tutte le bancarelle che vendono frutta e verdura. Jack ha un amico in ogni negozio e si è molto divertito a presentarmi come il suo amico italiano. Il tizio del negozio di libri, cartoline e dischi non voleva credere che il monte Bianco sia più alto di Mt. Rainier! Per concludere, questo paese è un posto molto diverso dall'Europa per certi aspetti migliore. Nonostante Seattle sia grande puoi lasciare uno zaino sul sedile posteriore dell'auto senza timore che rompano un finestrino per fregartelo.

La casa di Daniela è molto graziosa, piccolina e sistemata con buon gusto, cosa piuttosto rara da queste parti, che sembra rispecchiare la prima impressione che ho avuto di Daniela stessa.

Panorama dal traghetto Post Alley, Pike Place Market Seattle downtown, 1st street